I REPERTI esposti nel Museo nazionale archeologico di Manfredonia potranno essere ammirati come se si tenessero in mano. Le famose e spettacolari stel
I REPERTI esposti nel Museo nazionale archeologico di Manfredonia potranno essere ammirati come se si tenessero in mano. Le famose e spettacolari stele daunie osservate come mai, fin nei più minuti e riposti particolari. E così tutte le altre straordinarie testimonianze arrivate dalla Preistoria, dall’Età del bronzo, dalla civiltà dei Dauni. Un salto di qualità grazie alla digitalizzazione 3D consistente in un processo di raccolta dati relativi alle superfici di un oggetto tramite uno scanner 3D.
«IL MUSEO archeologico nazionale di Manfredonia ha avviato a gennaio il progetto di digitalizzazione in 3D di oltre 300 reperti della sua collezione grazie a un finanziamento europeo PON “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020» aggiorna la dottoressa Annalisa Treglia, direttrice del Museo nazionale archeologico di Manfredonia che ha sede nel castello svevo-angioinio-araginese affacciato sul mare del golfo adriatico. Importante la collaborazione del 3D Survey Group del Politecnico di Milano, coordinato dalla Prof.ssa Cristiana Achille e con la consulenza specialistica del Prof. Pietro Petraroia, A.D. della società Cultura Valore e docente dell’Università Cattolica di Milano.
«UMA TECNICA – spiega Treglia – che ci permetterà di avere dei modelli 3D submillimetrici con una precisione molto dettagliata e ad altissima chiarezza, con nuove possibilità di applicazione nel campo della conservazione e del restauro. L’acquisizione 3D è stata realizzata con uno scanner a luce strutturata, che, in pochissimo tempo e, soprattutto in maniera non invasiva, ha permesso di acquisire, oltre alla forma geometrica, anche la texture dei reperti, vale a dire captazione di strutture microscopiche osservabili solo in particolari condizioni. Da qui partiremo per condurre nuovi studi e creare nuove forme di narrazione che vogliamo restituire alla città e al territorio».
PREVENTIVAMENTE è stato necessario allestire in una torre del castello, un laboratorio di digitalizzazione dove archeologi, fotografi, restauratori e specialisti del rilievo sono stati impegnati nelle operazioni di ripresa ad altissima risoluzione di centinaia di oggetti con tecnologie all’avanguardia. «Per consentire a queste preziose testimonianze – annota la direttrice – di sopravvivere e per lasciarle in eredità ai nostri giovani, abbiamo bisogno di preservare, tutelare e studiare il nostro patrimonio».
IL PROGETTO “MuseodigitaleManfredonia” ha anche un risvolto didattico. «Durante la campagna di digitalizzazione – rivela la dottoressa Treglia – sono state realizzate nel laboratorio del museo, dei momenti di studio e approfondimento per gli studenti con la dimostrazione delle tecniche di acquisizione 3D da cui ottenere il modello digitale». A conclusione di questa catalogazione dei reperti in 3D, è previsto un evento a carattere didattico-informativo e laboratoriale, per favorire il confronto metodologico e operativo con altre entità italiane o estere, pubbliche o private, impegnate negli ultimi cinque anni in attività di modellizzazione 3D di reperti museali.
«GLI OGGETTI digitali saranno destinati – spiega Treglia – ad un archivio digitale, un vero e proprio sistema informativo di gestione e catalogazione delle opere che potrà essere utilizzato anche da un pubblico di non addetto ai lavori con la possibilità di osservare le opere molto nel dettaglio, di più di quanto si riuscirebbe a fare normalmente in presenza; potrà essere rafforzata la modalità di visita on-site con nuovi strumenti educativi per imparare e vivere in definitiva, un’esperienza diversa all’interno del museo».
Michele Apollonio
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