Reddito di cittadinanza: addio anche alle pensioni

Solo nel mese di giugno 2023, in Italia erano 115 mila i nuclei beneficiari della misura «Pensione di cittadinanza», con un importo medio erogato pari

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Gino Lisa sarà completato nei tempi previsti. Ritrovati tanti ordigni bellici”.

Solo nel mese di giugno 2023, in Italia erano 115 mila i nuclei beneficiari della misura «Pensione di cittadinanza», con un importo medio erogato pari a euro 291,72, in Puglia i nuclei totali presi in carico sono stati 9.391, per un totale di 11.036 persone, con un importo medio erogato di 279,99 euro. Nella città metropolitana di Bari i nuclei presi in carico sono stati 3.054, per un totale di 3.623 persone con un importo medio pari a 257,32 euro. Ora a far tremare tutti è la notizia che dal 1° gennaio 2024, insieme al Reddito di cittadinanza, anche la misura della pensione verrà abolita.

«Non ci lascia assolutamente tranquilli – afferma la segretaria generale della Uil Pensionati Puglia, Tiziana Carella – si rischia uno tsunami sociale, per i nostri tanti pensionati che arrancano ad arrivare a fine mese, a causa di pensioni sempre più basse, erose da anni di tagli e mancata perequazione, da un tasso di inflazione galoppante, attestatosi nel mese di luglio intorno al 6%, condizionato ancora dall’evoluzione dei prezzi dei beni energetici, e da quello dei prezzi dei beni di primo consumo che si attesta ancora a +10.4%».

Non va dimenticato, ricorda la Uilp regionale, che secondo i dati del rapporto Istat la Puglia è prima in Italia per incidenza di povertà relativa con il 27,5%, a fronte di una media nazionale è dell’11,1%. Solo a Bari, sono circa 25.000 le persone in condizioni di povertà relativa, e tra queste, «ci sono tante anziane e anziani che percepiscono pensioni misere non superiori ai 500 euro», mediamente in Puglia un pensionato su 10. «Sono molto preoccupata per la tenuta sociale che l’eliminazione della misura del Rdc porterà in tutto la Puglia – continua Carella – eliminare una misura, che certamente andava rivista e migliorata, ma che ha consentito a circa 33mila nuclei familiari baresi di far fronte alle esigenze di vita quotidiane, rischia di generare pericolosissime fratture sociali». L’eliminazione del Rdc «avrà certamente ripercussioni negative importanti anche per i nostri pensionati e le nostre pensionate – aggiunge Carella – che da sempre svolgono un fondamentale ruolo di ammortizzatore sociale e sono il vero welfare familiare, sostenendo economicamente le famiglie dei propri figli inoccupati o disoccupati, collaborando nel lavoro di cura dei nipoti, lavoro gratuito e necessario per consentire alle donne di andare a lavorare. Siamo purtroppo abituati alla politica dei due tempi, dove si elimina nell’immediato una misura di sostegno e se ne promette una sostitutiva di cui al momento i perimetri sono ancora vacui ed indefiniti. I pensionati pugliesi, sono stanchi di essere bersaglio facile, dei tagli e dei mancati adeguamenti ai loro assegni pensionistici, della riduzione di servizi sociali e sanitari pubblici, vogliono essere rispettati ed ascoltati».

Per dare loro le risposte che meritano, la Uilp Puglia si unisce all’iniziativa promossa dalla UIL Pensionati nazionale, guidata dal segretario generale Carmelo Barbagallo, che a partire dal mese di luglio ha avviato un ricorso giudiziale, attivando 5 cause pilota, a nome e per conto delle pensionate e dei pensionati iscritti alla Uilp, diffidando l’Inps contro il taglio della rivalutazione delle pensioni sopra 4 volte il trattamento minimo, ossia i 2.101,52 euro mensili lordi. L’obiettivo di questi ricorsi è ottenere la pronuncia di illegittimità, della Corte Costituzionale dell’art.1, c.309, della Legge 29/12/2022 n.197, la legge di Bilancio 2023, che ha introdotto il taglio alla rivalutazione.

«Nel mese di settembre si avvierà la seconda fase della mobilitazione, durante la quale saranno avviate le cause presso i Fori competenti: il Tribunale Civile Sezione Lavoro per i pensionati appartenenti al settore privato e la Corte dei Conti per quelli appartenenti al settore pubblico» spiega Carella.

In tutto il paese, i pensionati e le pensionate colpiti dal taglio alla rivalutazione, sono 3,5 milioni; in Puglia, secondo i dati forniti dall’INPS, la platea coinvolta è pari a 28.381. l’Osservatorio Inps sulle pensioni vigenti nel 2022, evidenzia in totale le pensioni sono 17 milioni e 718.685, con un importo medio mensile della pensione di vecchiaia pari a 1.359,53 euro. «Se consideriamo tutte le pensioni erogate (vecchiaia, invalidità, superstiti, assegni sociali, invalidità civile) l’importo medio mensile – sottolinea Carella – è di 1.021,39 euro». Ebbene, in Puglia le pensioni di vecchiaia sono 474.090 con un importo mensile medio di 1.161,41 euro, mentre il numero complessivo delle pensioni è di 1 milione e 163,356 con un importo medio mensile di 803,64 euro. «Questa istantanea delle condizioni dei pensionati italiani e pugliesi ci preoccupa e per questo manteniamo alta l’attenzione su questa ennesima ingiustizia, il taglio alla rivalutazione, decisa oltretutto in un momento di forte crescita dell’inflazione, che interessa circa 3 milioni e mezzo di pensionati. Non è possibile che ogni volta che servono risorse si vadano a prendere dai pensionati». UilP chiede anche l’ampliamento della quattordicesima e l’incremento delle somme con una significativa riduzione delle tasse sulle pensioni più basse. «La quattordicesima non è un aumento della pensione come qualcuno in maniera propagandistica ha voluto insinuare, ma è una “somma aggiuntiva” erogata – spiega Carella – per recuperare il potere d’acquisto delle pensioni più basse».

Infine, la vulgata che la spesa previdenziale italiana sia fra le più alte a livello europeo, con stime che nel biennio 2023-2024 prevedono un’ incidenza pari al 16,2% del Pil. «È un ritratto errato perché questo dato comprende non solo la spesa previdenziale ma anche quella assistenziale. Se le due voci di spesa fossero separate, il dato italiano – conclude Carella – si allineerebbe con quello europeo, ed è per questo che chiediamo da tempo ai vari governi che si sono succeduti la separazione tra previdenza ed assistenza. Le pensioni sono frutto di anni di contributi onestamente versati dai nostri pensionati nel corso della loro vita lavorativa, non sono un privilegio. Ci saremmo aspettati una lotta all’evasione fiscale che ha assunto nel nostro paese dimensioni indecenti, ed invece ancora una volta si batte cassa sulle pensioni. Le nostre pensionate ed i nostri pensionati meritano rispetto».

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