Violenza sulle donne, in Puglia ancora poche denunce. Gli avvocati: “Serve maggiore educazione, anche tra le Forze dell’Ordine”

Ci sono le donne vittime di violenza di genere che non vogliono sporgere denuncia perché temono sia troppo costosa e quelle che hanno paura dell'ex co

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Ci sono le donne vittime di violenza di genere che non vogliono sporgere denuncia perché temono sia troppo costosa e quelle che hanno paura dell’ex compagno. Chi vuole tutelare i figli e chi non può permettersi di lasciare la casa coniugale. Alcune vengono anche bloccate dall’impatto, non sempre positivo, con gli uomini in divisa che ne raccolgono le prime segnalazioni. Ecco perché, “servirebbe maggiore preparazione in materia anche delle forze dell’ordine”, spiega l’avvocata Patrizia Ciorciari, specializzata in casi legati alle violenze di genere e coordinatrice dello sportello “Dalla loro parte” aperto dall’Ordine degli avvocati di Bari (presieduto da Serena Triggiani), in collaborazione con la Regione, e rivolto a tutte le vittime di reati. Un progetto innovativo, perché per la prima volta è realizzato con la collaborazione dell’avvocatura istituzionale.

In questi mesi avete avuto molte visite?
“Non tantissime ma siamo partiti solo a inizio giugno grazie alla disponibilità di 52 avvocati, 42 dei quali donne, che hanno turnato per tutta l’estate. Per essere più incisivi, però, serve maggiore pubblicità, anche sui social, e la Regione ha assicurato che sarà fatta”.

Della violenza sulle donne ormai si parla ovunque, è un bene?
“Più se ne parla più chi la subisce acquista consapevolezza. Una volta è venuta da me una signora che, dopo aver visto un programma televisivo, ha capito di essere stata vittima di maltrattamenti per oltre 20 anni”.

I più giovani, però, vivono una vita social. Con loro come si fa ad affrontare i problemi?
“Bisogna agire nelle scuole e presto. Come Associazione avvocati per i minori abbiamo organizzato incontri in vari istituti e ho constatato che le ragazze hanno bisogno di capire ma anche che non hanno la consapevolezza che certi atteggiamenti ossessivi, tipo ricevere tanti messaggi o essere accompagnate ovunque, possano scaturire da un desiderio di controllo”.

Il Codice rosso ha introdotto nuovi reati e ha aggravati alcuni esistenti. Servono ulteriori interventi legislativi?
“Norme ne abbiamo a sufficienza, ora devono essere applicate. Ciò che serve è maggiore educazione, anche tra le Forze dell’ordine”.

Si spieghi meglio.
“Ho sentito troppe donne lamentare atteggiamenti poco “accoglienti” da parte di chi era deputato a raccogliere le loro denunce o addirittura di avere ricevuto il consiglio di lasciare perdere ma, in tal caso, si può configurare l’omissione di atti d’ufficio. Il mio suggerimento è di andare a denunciare negli uffici grandi e non nelle caserme di paese e di rivolgersi preventivamente ai centri antiviolenza (anche chiamando il 1522, attivo 24 ore al giorno) e agli avvocati”.

La difficoltà di denunciare comunque è un dato incontrovertibile.
“Molte donne temono anche l’impatto economico di un processo, per questo è importante che sappiano che esistono forme di patrocinio che consentono l’assistenza legale gratuita”.

I processi sono lunghi, però, mentre le indagini sembra si siano velocizzate.
“Molte lungaggini sono state determinate dalla pandemia e i processi hanno comunque dei tempi tecnici. Personalmente non ho avuto esperienze molto negative: ricordo che un giudice che aveva fatto un errore nella fissazione di un’udienza che l’avrebbe invalidata, l’ha corretto in tempi rapidissimi evitando il rinvio”.

Violenza sulle donne, in Puglia ancora poche denunce. Gli avvocati: "Serve maggiore educazione, anche tra le Forze dell'Ordine"

 

 

 

 

 

 

 

 

fonte: Repubblica

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