Foggia, riparte l’indagine sui Cera.

La nomina di Cosimo Titta a commissario della Asp di Chieuti - poi in realtà non avvenuta - avrebbe rappresentato una «una “vendita” delle proprie pre

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La nomina di Cosimo Titta a commissario della Asp di Chieuti – poi in realtà non avvenuta – avrebbe rappresentato una «una “vendita” delle proprie prerogative e della sua discrezionalità» da parte del governatore Michele Emiliano, in quanto figlia di uno scambio di favori con Angelo e Napoleone Cera. È la tesi con cui la Procura di Foggia ha presentato appello nei confronti dell’ordinanza che a ottobre ha escluso i gravi indizi del reato di corruzione nei confronti dei due esponenti politici di San Marco in Lamis, l’ex parlamentare Angelo (tuttora ai domiciliari) e il figlio Napoleone, consigliere regionale, sottoposto all’obbligo di dimora nel paese di residenza.

Il gip Dino Dello Iacovo aveva escluso l’esistenza di un rapporto diretto tra la richiesta di Emiliano ai Cera – quella di sostenere la rielezione del sindaco di San Severo, Francesco Miglio (per l’accusa «uomo vicino politicamente e umanamente all’indagato Emiliano») – e quella dei Cera al governatore, appunto la nomina di un loro fedelissimo alla guida della Asp, ente che controlla una casa di riposo e altre due strutture assistenziali. Il pm Marco Gambardella però rilancia, valorizzando le testimonianze che la Finanza ha raccolto (all’indomani dell’arresto dei Cera) dai sindaci della zona di influenza della Asp che proprio di fronte all’ipotesi della nomina di un commissario riconducibile ai Cera avevano protestato con Emiliano.

Tra loro Diego Iacono, primo cittadino di Chieuti, alla guida di un gruppo di liste civiche del centrosinistra e militare della Finanza. «Sono stato io – ha messo a verbale Iacono – a chiedere al presidente Emiliano un incontro, nella primavera 2019, in quanto ero contrariato dal fatto che Emiliano avrebbe potuto nominare quale commissario straordinario della Asp di Chieuti un soggetto indicato da Napoleone Cera».

L’incontro, nel racconto di Iacono, si sarebbe svolto la mattina del 4 maggio in «un locale nel centro di Bari»: «Ho rappresentato al presidente Emiliano la mia contrarietà di natura prettamente politica in ordine al fatto che Napoleone Cera potesse indicare un soggetto quale commissario della Asp di Chieuti. Non volevo che Cera decidesse per il nostro territorio. Il presidente Emiliano, in quella occasione, mi rispondeva di essere pressato da Napoleone Cera, che “non sapeva come uscirne” politicamente e come riuscire ad evitare di recepire le richieste del Cera. Preciso che il presidente Emiliano utilizzava proprio le parole “non so come uscirne, Cera pretende che io metta un nominativo espresso da lui”. Il presidente Emiliano con noi era fortemente a disagio. La mia impressione è stata che il presidente Emiliano fosse, tra virgolette, costretto politicamente a nominare il soggetto indicato dai Cera».

Secondo la Procura di Foggia, Emiliano «ha promesso ai Cera di nominare un soggetto da loro segnalato e gradito, in tal modo svendendo la propria discrezionalità». Nomina che poi non è stata effettuata, dice l’accusa, perché qualcuno in Regione mangiò la foglia dopo «l’intervento dei Finanzieri delegati da questo ufficio che acquisivano tutti gli atti amministrativi propedeutici alla nomina (comprensivi del decreto del presidente, che avrebbe dovuto essere completato esclusivamente con il nominativo del soggetto nominato commissario e la firma di Emiliano».

Secondo il gip Dello Iacovo, però, ci fu soltanto un «tentativo dei Cera di veicolare al presidente della Regione una proposta corruttiva» mai andata in porto. L’accusa di corruzione, oltre che Emiliano e i due Cera, riguarda anche l’assessore regionale al Welfare, Totò Ruggeri, che nelle intercettazioni garantisce a padre e figlio sull’imminenza della nomina, ma l’appello riguarda solo i Cera per i quali la Procura (che ha impugnato anche il «no» all’arresto per l’appalto del Cup della Asl di Foggia) chiede nuovamente i domiciliari. [m.s.]

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