“Nel Nome del Padre”, batosta a Baffino e soci.

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Stangata a tutti gli imputati nel processo “Nel Nome del Padre”. Oggi il gup del Tribunale di Foggia ha condannato Danilo Pietro Della Malva, Giuseppe Della Malva, Antonio Quitadamo detto “Baffino”, Hechmi Hdiouech, Aronne Renzullo, Marisa Di Gioia, Leonardo Ciuffreda e Luigi Renzullo, imputati (a vario titolo) di detenzione e porto di armi clandestine, tentata evasione aggravata dalla Casa Circondariale di Foggia, tentativo di procurata evasione aggravata e favoreggiamento personale.

Le pronuncia costituisce l’esito processuale (in primo grado) delle attività di indagine iniziate dal Nucleo P.E.F. della Guardia di Finanza di Foggia, coordinate dalla Procura della Repubblica e scaturite dalla rilevata introduzione di apparecchi di telefonia mobile all’interno della Casa Circondariale di Foggia, dispositivi in uso ai detenuti Antonio Quitadamo (boss mattinatese del clan Romito), Aronne Renzullo, Giuseppe Della Malva e Hechmi Hdiouech. Le investigazioni svolte hanno consentito di accertare, in primo luogo, la sussistenza di un programma criminoso teso a determinare l’evasione dal Carcere di Foggia di “Baffino” e Hdiouech attraverso l’introduzione dei “capelli d’angelo” (ovvero di fili diamantati idonei al taglio delle sbarre), strutturato anche con la predisposizione di un accurato piano, in ordine alle fasi successive dalla uscita dalla cella.

Il programma criminoso, peraltro, si è avvalso della collaborazione esterna di soggetti non detenuti (gli imputati Danilo Pietro Della Malva, Aronne Renzullo, Marisa Di Gioia, Leonardo Ciuffreda e Luigi Renzullo). Le attività di indagine, inoltre, hanno consentito di rinvenire (e sequestrare) a Vieste, poco prima del loro spostamento, armi detenute illecitamente dagli imputati “Baffino” e i due Della Malva.

Le investigazioni svolte e, in particolare, le attività di intercettazione disposte dalla A.G. hanno consentito di ricostruire le fasi della latitanza dell’imputato Quitadamo e la responsabilità di Giuseppe Della Malva per il reato di favoreggiamento personale.
Le attività di indagine hanno portato alla richiesta ed emissione di misure cautelari detentive a carico di tutti gli imputati, poi confermate dal Tribunale del Riesame di Bari e rimaste in esecuzione fino alla sentenza. Il gup di Foggia, all’esito del giudizio abbreviato, ha riconosciuto la fondatezza dell’impianto di accusa, condannando gli imputati per tutti i reati loro ascritti, tranne una ipotesi ascritta ad un solo imputato.

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