Chiara Ferragni, anche il manager Fabio D’Amato indagato per truffa. Il pandoro gate affidato ai pm di Milano: «Contratti con Balocco siglati lì»

Nuova svolta nel caso Ferragni: la Procura generale della Cassazione ha stabilito che è la Procura di Milano quella competente ad indagare sul «pandor

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Nuova svolta nel caso Ferragni: la Procura generale della Cassazione ha stabilito che è la Procura di Milano quella competente ad indagare sul «pandoro-gate» che lega l’imprenditrice Chiara Ferragni all’azienda Balocco.

I clienti vanno rimborsati". È ancora bufera su Chiara Ferragni per il " pandoro-gate" - ilGiornale.it

Pandorogate

Il casus belli riguarda i pandori griffati, dopo che era stato sollevato il conflitto di competenza territoriale tra gli inquirenti milanesi e quelli di Cuneo.

Indagato anche il manager

Anche Fabio D’Amato, manager e stretto collaboratore di Chiara Ferragni, è indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua nell’inchiesta della Procura di Milano. È quanto risulta dal provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale della Procura milanese ad indagare.

«Consumatori ingannati»

I consumatori che hanno acquistato il pandoro ‘pink’ della Balocco pubblicizzato dall’influencer Chiara Ferragni «sono stati indotti in modo ingannevole» all’acquisto con un «duplice danno»: la «lesione della libertà contrattuale e di autodeterminazione del cliente», in quanto hanno effettuato una compravendita che, «in assenza di un messaggio pubblicitario manipolatorio della realtà, non avrebbe effettuato», sia «nella diminuzione del patrimonio» per l’acquisto di un prodotto «a prezzo maggiorato», non trascurabile se si consideri «la totalità degli acquirenti su tutto il territorio nazionale». È uno dei passaggi del provvedimento del procuratore generale aggiunto presso la Corte di Cassazione Alfredo Pompeo Viola che ha risolto a favore di Milano (contro la procura di Cuneo) della competenza territoriale che riguarda il fascicolo che vede indagata per truffa aggravata l’imprenditrice digitale in concorso con il gruppo dolciario Balocco.

Cosa sostiene la Procura

Il «profitto» delle presunte truffe contestate a Chiara Ferragni per i casi del pandoro Balocco, delle uova pasquali Dolci Preziosi e della bambola Trudi, è «consistito anche nel rafforzamento mediatico dell’immagine della influencer», perché l’imprenditrice ha guadagnato «dal crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all’impegno personale nella charity», ossia nella beneficenza. È quanto sostenuto dalla Procura di Milano, come si legge nel provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale.

Il criterio decisionale

I contratti tra le società dell’influencer e l’azienda dolciaria piemontese, in relazione alla sponsorizzazione del pandoro «Pink Christmas», sono stati siglati a Milano. È questo il criterio decisivo, da quanto si è saputo, indicato dal pg della Suprema Corte nel suo provvedimento per dirimere la questione della competenza territoriale.

Da quanto si è saputo, nel suo provvedimento il pg della Cassazione chiarisce che non può valere il criterio del luogo di consumazione del reato in questo caso, anche perché l’acquisto di quei pandori da parte dei consumatori è avvenuto ovviamente in vari negozi sparsi in diverse parti d’Italia. Per il pg, poi, non si può applicare nemmeno il criterio del «vincolo della continuazione» tra il caso pandoro e gli altri due su cui sta indagando Milano, ossia quelli delle uova pasquali e della bambola.

E ciò perché i soggetti coinvolti in queste tre vicende sono in parte diversi. Non prevale, infine, nemmeno il criterio della residenza degli indagati. Vale in questo caso, invece, secondo il pg, il criterio di dove si è compiuta una parte, una frazione della condotta di truffa contestata, ossia dove si sono perfezionati con la firma i contratti. Da qui la competenza di Milano, che mantiene anche quella sugli altri due casi, perché su quelli non sono stati sollevati conflitti di competenza. Nel corso del procedimento, ad ogni modo, le difese potranno riproporre la questione della competenza territoriale e arrivare su questo punto fino in Cassazione.

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