Il porto suona la sveglia alla politica di Manfredonia

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L’ACCELERATA sull’avvio delle procedure propedeutiche alla realizzazione delle opere previste dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico, Ugo Patroni Griffi, nell’ambito del progetto di recupero e rifunzionalizzazione del porto industriale di Manfredonia, ha come suonato un campanello di attenzione per una città rimasta in questi trascorsi tre anni dalla presentazione a Manfredonia del progetto di rifunzionalizzazione del porto industriale, sostanzialmente alla finestra occupata a cercare di risolvere i suoi guai politico-amministrativi succedutesi dall’ormai lontano 2019 quando l’amministrazione comunale in carica venne sciolta per infiltrazioni mafiose.
UN GRAVE smacco che non si è riusciti a correggere, dopo circa tre anni di commissariamento straordinario, con un nuovo consesso politico che alla prova dei fatti è risultato ancor più nefasto tant’è che è stato mandato a casa dopo neanche due anni di inoperosa permanenza a Palazzo San Domenico. La città finita ancora una volta retta da un pool di Commissarie prefettizie.
ISOMMA: punto e accapo con un groviglio di problematiche ancor più complicato. Alla ricerca di una compagine governativa che sia all’altezza della situazione economica, sociale, etica, precipitata ai suoi livelli storici più bassi. Da come indicano le poche e parziali “voci” circolate, non pare che si sia sulla strada chiarificatrice. Più che avere la testa protesa in vanti, a percepire e recepire il nuovo che avanza (altrove), si guarda e si pesca in un oscuro e inerte passato.
DA QUANTO fin qui trapelato, mancano idee innovatrici e interpreti in grado di gestirle e svilupparle. Manca, ma è una grave lacuna ormai datata, un dibattito pubblico (che è poi interesse per le cose di casa propria) in grado di affrontare con cognizione di causa le questioni sul tappeto e sono di quelle fondamentali per la stessa sopravvivenza di una città afflitta da una continua e perniciosa emorragia di manfredoniani che cercano altrove le opportunità per sbarcare il lunario.
EPPURE non mancano interrogativi sui quali occorrerebbe una attenta e responsabile analisi. A provare a porli, Tommaso Rinaldi, un ex candidato sindaco nella passata competizione elettorale che a ragione della sua attività professionale (operatore finanziario), prendendo spunto dalle notizie di riqualificazione del porto, si chiede, e chiede: «In prospettiva, questo hub marittimo quanto e come migliorerà la situazione occupazionale e finanziaria generale del nostro territorio? Quanta capacità avrà di attrarre nuove imprese, eco-compatibili e sostenibili, nell’area retroportuale attigua, casomai utilizzando anche le risorse della ZES?».
SONO interrogativi di fondo che investono criteri essenziali di gestione di un territorio che di opportunità ne ha avute ma che non ha saputo gestirle con raziocinio e lungimiranza. Tra queste il ricco Contratto d’area, lo stesso porto industriale che si ripresenta alla ribalta con una chance di grande valore non solo economico: i porti, per antonomasia storica, sono ponti protesi sul mondo, aperti al progresso economico, sociale, civile. Manfredonia, le ormai prossime leve dirigenziali, sapranno farne buon uso?
Michele Apollonio

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