Quando Manfredonia nel settecento era approdo per i Vip ed il Castello fini in un ritratto

E poi, mentre leggi la storia della tua terra che in un passato non molto remoto era un salotto di gossip e cronaca rosa ben più interessante di ‘Uo

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Vieste-Manfredonia 1 – 1
E poi, mentre leggi la storia della tua terra che in un passato non molto remoto era un salotto di gossip e cronaca rosa ben più interessante di ‘Uomini e donne’, osservi il tronista, ops, il re ‘Lazzarone’ Ferdinando IV accanto alla sua sposa Maria Carolina d’Asburgo, sorella della famosa regina Maria Antonietta morta decapitata in Francia, e l’occhio ti cade su un monumento che ti sembra familiare: il castello di Manfredonia.
Correva l’anno 1797 e quell’estate la Capitanata, che faceva parte del Regno di Napoli, si apprestava a vivere un evento importantissimo: a Foggia, presso la sede della Dogana, trasformata per l’occasione in palazzo reale, si sarebbe celebrato il matrimonio tra Francesco I, erede al trono del Regno di Napoli e di Sicilia, e sua cugina Maria Clementina d’Austria.
Il re Ferdinando IV e la regina Maria Carolina, come già avevano fatto nel 1790 per le figlie Maria Teresa e Luisa Maria Amalia che sposarono i due fratelli di Maria Clementina, l’Arciduca Francesco e l’Arciduca Ferdinando, giunsero a Manfredonia ad accogliere la promessa sposa. Era, infatti, proprio Manfredonia la tappa obbligata di comunicazione fra l’Austria e il Regno di Napoli.
Immaginiamo di poter tornare indietro nel tempo: quel 18 giugno del 1797 il golfo di Manfredonia era un pullulare di vele che svettavano da possenti imbarcazioni borboniche. Al molo sipontino approdò la squadra navale formata da due fregate e due vascelli, fra i quali l’Archimede, sul quale aveva viaggiato l’augusta sposa partita da Trieste. Il viaggio della fanciulla fino a Manfredonia durò sei giorni durante i quali Maria Clementina, che soffriva il mare e non era molto propensa a quel matrimonio, dovette sopportare i disagi di una travagliata traversata. Essendo giunta di sera, fu anche costretta a pernottare ancora tutta una notte nella rada di Manfredonia e finalmente la mattina del 19 giugno pose il piede sulla banchina del porto sipontino sontuosamente addobbato.
Per l’epoca il matrimonio che ci si apprestava a celebrare era esattamente come le nozze dei reali d’Inghilterra che tanto ci affascinano quando le guardiamo in tv. Per i nostri ‘William e Kate’ a Manfredonia furono sistemate e tirate a lucido le strade, con grande gioia di tutti i sipontini che da tempo lamentavano sporcizia, rifiuti in giro e cattivo odore. Per accogliere la promessa sposa, inoltre, si provvide alla costruzione di un padiglione sul molo per tenere i reali ospiti al coperto durante lo sbarco.
In questo clima festante, per suggellare il momento, il re e la regina posarono per un ritratto (un selfie dell’epoca) presumibilmente dinanzi l’attuale chiesa Stella, all’inizio di corso Manfredi, sotto una lussuosa copertura molto simile ad una sfarzosa tenda araba.
Erano gli anni della Rivoluzione francese, ovunque spirava il vento di liberté, égalité, fraternité (libertà, uguaglianza, fraternità) e nonostante lo sguardo nel ritratto apparentemente sereno ed autoritario del re Ferdinando IV e della regina Maria Carolina, vi era in loro la tremenda paura di poter essere cacciati dal proprio trono e di poter perdere tutto. E per salvare il salvabile, occorreva ostentare potenza, facendo finta andasse tutto bene, nonostante Maria Carolina avesse la morte nel cuore dopo che l’amata sorella Maria Antonietta, regina di Francia, era stata ghigliottinata. E mentre lei in quel ritratto sul golfo di Manfredonia si cimentava in un forzato sorriso, al suo fianco il re Ferdinando additava sulla destra il suo reggimento schierato in gran parata ufficiale (con gli abiti uguali al suo) ai lati del castello svevo angioino.
La città in quei giorni era stata vestita a festa e i manfredoniani si accalcavano numerosi presso il porto per sbirciare i loro sovrani e gli eredi al trono. Non c’erano televisioni e cellulari e l’unico modo per partecipare ad un evento era viverlo. Il giorno dopo l’arrivo della principessa, i Sovrani ed il figlio Francesco andarono incontro alla sposa. Dopo un Te Deum di ringraziamento nella Cattedrale di Manfredonia, celebrato dall’Arcivescovo, il Corteo regale partì alla volta di Foggia dove il 25 giugno vennero finalmente celebrate le nozze. E purtroppo, non trattandosi di una favola, il lieto fine non vi fu. Grazie, però, a quel quadro (dipinto con molta probabilità dall’artista settecentesco Francesco Liani), oggi ci resta uno scorcio di quel giorno di festa pieno di ‘vip’ vissuto a Manfredonia in un’estate di oltre due secoli fa.
Maria Teresa Valente

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