Sindaco mestiere pericoloso, in Puglia aumentano le intimidazioni: Foggia quarta provincia d’Italia più colpita

sono 12 i casi di minacce e intimidazioni ai danni di amministratori pubblici registrati nel 2022 in provincia di Foggia. La Capitanata, con lo stesso

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sono 12 i casi di minacce e intimidazioni ai danni di amministratori pubblici registrati nel 2022 in provincia di Foggia. La Capitanata, con lo stesso numero di episodi di Reggio Calabria, è al quarto posto tra le dieci province con il maggior numero di casi, dopo Napoli (26), Agrigento (18) e Lecce (15).

Il dato emerge dal Rapporto 2022 ‘Amministratori Sotto Tiro’ stilato da Avviso Pubblico, la rete antimafia di enti locali e Regioni, presentato oggi a Roma, nella sede della Federazione nazionale della Stampa Italiana.

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In Italia, sono stati registrati complessivamente 326 atti intimidatori, di minaccia e violenza contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione. Due casi su tre si sono verificati al Sud e sulle isole (il 66% del totale). In testa la Sicilia con 50 casi censiti, seguono la Campania (49), la Puglia (48) e la Calabria (42). Le 4 regioni a ‘tradizionale presenza mafiosa’ – che hanno fatto registrare assieme il 58% dei casi censiti su scala nazionale – seguono tendenze diverse fra loro: in netto calo gli atti censiti in Campania (-32% rispetto al 2021), stabili Sicilia e Calabria, in aumento la Puglia (+17%).

Il 18% del totale degli episodi ha riguardato le donne, amministratrici e dipendenti della PA con minacce dirette e indirette.

Il trend è in calo rispetto all’anno passato: -25% rispetto al 2021, che aveva raggiunto 438 casi di avvertimenti e aggressioni. I numeri sembrano riportare le lancette dell’orologio a prima dello scoppio della pandemia, periodo in cui le tensioni sociali hanno scatenato un numero più elevato di intimidazioni. Ma i dati sono soltanto apparentemente confortanti. Fare il sindaco era, e resta, un lavoro difficile e talvolta pericoloso secondo Avviso Pubblico.

Per la prima volta dal 2019, l’incendio – di auto, di case, di strutture comunali, eccetera – torna ad essere la tipologia di minaccia più utilizzata a livello nazionale (18,5% dei casi), seguita da scritte offensive e minacciose (16%, in aumento), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14%) e l’utilizzo dei social network (12%), quest’ultima la modalità più frequente nei due anni precedenti.

Analizzando i contesti territoriali emerge, in maniera lampante, la presenza di due Paesi diversi, in cui l’amministratore/amministratrice locale del Mezzogiorno deve fronteggiare intimidazioni e minacce veicolate in modalità molto differenti rispetto a quelle di un/una collega del Centro-Nord. Gli incendi, prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), non sono fra le cinque tipologie più riscontrate nel Centro-Nord e rappresentano appena il 5% dei casi in quell’area.

Nel 2022, proprio un incendio aveva distrutto l’auto di Generoso Rignanese, assessore comunale a Monte Sant’Angelo, per citare un caso. E proprio a Monte, Avviso Pubblico, poco più di un mese fa, aveva presentato il Dossier Puglia in occasione della sua assemblea nazionale.

“Il calo delle intimidazioni di questi ultimi anni può rappresentare un segnale positivo – spiega il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà –, ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Come emerge dall’analisi dei dati presenti nel Rapporto, è necessario osservare questa tendenza con estrema cautela. Sia in relazione alle intimidazioni che non sono di dominio pubblico – e, dunque, non sono state censite in questo Rapporto – sia rispetto alle minacce subite, ma non denunciate, da amministratori locali e dirigenti degli Enti locali. La cosiddetta ‘cifra oscura’. Ovvero, i casi passati sotto silenzio o che vengono alla luce a distanza di tempo come risultato di indagini”.

Ad essere coinvolti, nella maggior parte dei casi, sono i comuni al di sotto dei ventimila abitanti. E una minaccia su quattro non ha matrice criminale: sono comuni cittadini che sfogano il proprio dissenso rispetto a scelte amministrative sgradite con modalità violente e intimidatorie. “Ancorché in calo, il fenomeno resta presente, molto violento ed estremamente sfaccettato”, dice Claudio Forleo, responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico che ha redatto il report e che riferisce come si confermi un altro dato: “Laddove vi è stato uno scioglimento per mafia, le minacce contro gli amministratori locali sono più evidenti”.

Alla presentazione del Rapporto di Avviso Pubblico ha partecipato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Offre molti spunti, molte suggestioni – ha commentato – Si tratta di un Rapporto molto accurato che segna una tendenza sulle minacce agli amministratori locali che è analoga a quella che emerge dal monitoraggio dell’Osservatorio del ministero, tra cui lo sdoganamento della violenza come strumento di risoluzione delle contrapposizioni. È vero che la tendenza dei casi è in calo ma non dimentichiamoci mai che oggi le mafie corrompono più che intimidire. Se uno guarda la distribuzione regionale è evidente come il tema della connessione con la criminalità organizzata sia strutturale. Noi questi fenomeni li rileviamo soprattutto nelle regioni del Sud, nelle Regioni ad alta densità mafiosa”.

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