PUGLIA, boom di richieste per l’installazione di impianti eolici offshore c’è anche Manfredonia

Sono diventate sette in meno di un anno e mezzo (la prima era pervenuta all’inizio del 2022) e l’ultima viaggia sull’asse Barletta-Andria. Sono le ric

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Sono diventate sette in meno di un anno e mezzo (la prima era pervenuta all’inizio del 2022) e l’ultima viaggia sull’asse Barletta-Andria. Sono le richieste di installazione di impianti eolici offshore, per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile in uno specchio di mare al largo del litorale nord barese, almeno in parte coincidente con la provincia di Barletta Andria Trani. Il totale, in realtà, sarebbe 8 perché ve ne è una che riguarda acque esclusivamente fra Vieste e Manfredonia.

L’ultima richiesta in ordine di tempo riguarda specificatamente la città di Barletta e lo specchio di mare antistante, con opere di connessione a terra per il collegamento alla Rete di trasmissione nazionale ricadenti nel comune di Andria.

La società che ha proposto il progetto è la Inergia Spa, con sede legale a Roma, la cui istanza attiene una concessione demaniale marittima per uno specchio di Mare Adriatico meridionale nel tratto di competenza della Capitaneria di porto Barletta, al largo dei comuni compresi fra Vieste e Bisceglie.

Bat, boom di richieste per l'installazione di impianti eolici offshore

Obiettivo, la realizzazione ed esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica, da fonte rinnovabile eolica offshore, composto da 33 aerogeneratori eolici di tipo galleggiante (di potenza nominale di 15 Megawatt), per una potenza complessiva di 495 Megawatt, da realizzarsi oltre le 12 miglia nautiche dalla costa.

Lo specchio acqueo interessato dal progetto, oltre il limite delle acque territoriali, ha un’estensione di 93 milioni di metri quadrati, quello entro il limite delle acque territoriali di 80.000, la zona demaniale marittima a terra non si estenderà oltre i 34 metri quadrati.

Le turbine, suddivise in dieci sottocampi, saranno connesse elettricamente alla sottostazione elettrica offshore galleggiante. Questa trasforma la corrente prodotta dalle turbine a 66 fino a 380 kilowattora. Dalla sottostazione si dipartono i cavi marini per il trasporto a terra dell’energia prodotta.

Sulla costa, al punto di sbarco dei cavi marini situato a sud del porto di Barletta, sarà realizzato in appositi pozzetti in cemento armato il collegamento elettrico dei cavi marini con quelli terrestri. Questi ultimi proseguiranno, fino a raggiungere la stazione di utenza ed il punto di connessione con la Rete elettrica nazionale, mediante un percorso interrato di circa 20 chilometri. La connessione alla Rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica è prevista nei pressi della centrale Terna, ad Andria, mediante una sottostazione di misura e consegna da costruire appositamente.

Con riferimento a questo progetto, di cui nei giorni scorsi è avvenuta la pubblicazione sugli albi pretori dei comuni interessati, sarà possibile proporre osservazioni, fino al prossimo 5 maggio, da parte di coloro che possono avere interesse a farlo a tutela dei loro eventuali diritti attinenti gli usi pubblici del mare quali traffico, navigazione, pesca diporto ed altro.

Si può prevedere che anche in questo caso il progetto possa essere interessato da richieste di chiarimenti, così come lo sono stati i sette precedenti, rispetto ai quali sono giunte osservazioni di ogni tipo sia da parte di soggetti direttamente legati alla navigazione, sia ad opera di enti ed istituzioni.

In tutti i casi i procedimenti sono ancora in una fase istruttoria estremamente interlocutoria, poiché il Compartimento marittimo di Barletta è solo l’interfaccia delle richieste dei progetti proposti, ma le autorizzazioni vengono rilasciate direttamente dal Ministero delle infrastrutture e trasporti.

Nel frattempo, con riferimento ad uno dei precedenti progetti presentati, si registra anche il primo conferimento dell’intero ramo di azienda da una società ad un’altra: è il caso della Recupero ecologico inerti, che ha ceduto l’intero pacchetto progettuale alla Adriatic wind 2, entrambe con sede nel comune di Cavallino, in provincia di Lecce, ed allo stesso indirizzo di via Beatrice Acquaviva d’Aragona.

La sopraggiunta Adriatica wind 2 localizza le sue pale eoliche in mare lungo i comuni di Bari, Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie e Trani: 60 aerogeneratori eolici, di tipo galleggiante, per la potenza complessiva di 840 megawatt.

L’altra società di Cavallino in campo, la Geoambiente, che ha sede sempre nel predetto stabile, aveva indicato un tratto di mare antistante i comuni di Brindisi, Savelletri, Monopoli, Bari, Giovinazzo, Molfetta e Bisceglie, prospettando 60 aerogeneratori galleggianti, per la potenza complessiva di 600 megawatt.

La Hope, di Bari, propone un progetto da Vieste a Bari, con 80 aerogeneratori, ed un altro sempre con 80 pale eoliche marine, in questo caso da Barletta a Bari. Alla Hope appartiene anche l’accennato ottavo progetto, fra Vieste e Manfredonia, unico a non riguardare la Bat.

La Regolo rinnovabili, di Milano, ha presentato un impianto galleggiante nello specchio di mare compreso fra i comuni di Giovinazzo e Barletta, della potenza complessiva di 504 Megawatt.

La Acciona energia global Italia, di Roma, indica 615 milioni di metri quadrati lungo un tratto di mare di antistante i comuni di Molfetta, Giovinazzo, Trani e Bisceglie. Qui sono previsti 62 aerogeneratori eolici, di tipo galleggiante, per una potenza complessiva di 840 megawatt.

Ciascuno di questi impianti garantirebbe una congrua autoproduzione di energia, ma determinerebbe anche un impatto ambientale notevole. Anzi, a ben guardare, già sembrano notarsi sovrapposizioni territoriali fra impianti, e su queste il Ministero potrebbe esprimere quanto meno osservazioni e/o prescrizioni. E non sarebbe da escludere che le osservazioni finora agli atti siano giunte anche da una o più aziende attualmente in campo, e fin qui elencate, nei confronti di progetti concorrenti.

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