Puglia, stop agli screening per i tumori a colon e seno sotto i 50 anni

Sanità pugliese, tagli sugli screening oncologici La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori si attiva quotidianamente per promuovere campagne di s

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Sanità pugliese, tagli sugli screening oncologici La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori si attiva quotidianamente per promuovere campagne di sensibilizzazione, prevenzione ed educazione sanitaria, per la promozione della cultura della prevenzione dei tumori. E’ fondamentale per le istituzioni sostenere le associazioni che lavorano per promuovere le iniziative necessarie a far conoscere ai cittadini come prevenire, curare e soprattutto affrontare il difficile percorso che ogni patologia impone al paziente. I dati ci dicono che in Italia ogni giorno si scoprono mille nuovi casi di cancro, ma per fortuna migliorano le percentuali di guarigione. Ma non per i pugliesi, da oggi non sarà più possibile accedere agli screening gratuiti per la prevenzione contro il tumore al colon e alla mammella. Una circolare del dipartimento Salute della Regione Puglia ha infatti imposto alle Asl e ospedali regionali lo stop all’estensione degli screening per prevenire questo tipo di tumori.

Il vicepresidente della commissione consiliare Sanità, Renato Perrini (Fdi): «Ora, aggiunge, il dipartimento tira in ballo il ministero che, invece, ha solo chiesto di specificare che le norme fossero riferite ai criteri Lea indicati nel 2017 non quelli risalenti al 1996. Ma quando si fanno i tagli, questo governo regionale ci ha abituati a veder tagliati i servizi sanitari e mai gli sprechi, tantissimi che nei prossimi giorni rendiconterò a uno a uno. E quindi oggi non tagliano gli sprechi, ma sospendono, con un atto abnorme, queste pratiche salva-vita, mentre la Puglia è in ritardo: lo screening per la mammella riguarda solo l’82 % della popolazione e per il colon il 53%. Un ritardo che significa non solo una mancata prevenzione, ma che di qui a qualche anno, proprio perché non è stata fatta una diagnosi precoce, avremo più pugliesi ammalati di tumore e tutto questo significherà non solo più sofferenza, ma anche un impiego maggiore di risorse, perché l’ospedalizzazione costa di più della prevenzioneEmiliano non si azzardi a portare a termine il suo disegno di ridurre gli screening oncologici sui tumori al seno e al colon, altrimenti sarà «guerra» totale e con ogni mezzo consentito dai regolamenti. Mentre l’Europa chiede di ampliare le classi d’età per gli screening e la Puglia si ritrova all’avanguardia grazie alle nostre proposte, la Giunta regionale delibera l’intenzione di abrogare quelle decisioni salva-vita. Ma perché prima di fare una cosa non studiano le carte?».

Lo dichiarano il consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e il capogruppo in Consiglio regionale, Ruggiero Mennea. «Prima delle nostre leggi – ricordano – le classi d’età per lo screening del tumore al seno e al colon erano limitate alla popolazione 50-69 anni, nonostante le raccomandazioni ministeriali del 2006 demandano alle Regioni la valutazione sulle classi d’età 45/50-74/80, e le linee guida internazionali sono sempre più dirette ad una maggiore estensione anagrafica dei test. E infatti in nessuna occasione il Ministero ha sollevato questioni sulle nuove classi d’età, né nelle richieste di chiarimento per il caso dello screening al seno, né nell’impugnativa dinanzi alla Corte costituzionale nel caso dello screening al colon».

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