Coronavirus, pillola antivirale per pochi: «Platea da allargare agli anziani»

La pillola che cura il Covid a casa assicurando una protezione dell’85% dalle forme gravi rischia di restare ancora appannaggio di troppi pochi pazi

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 Questo trattamento è una associazione di due farmaci (nirmatrelvir e ritonavir) per le forme di  Covid che possono diventare gravi

La pillola che cura il Covid a casa assicurando una protezione dell’85% dalle forme gravi rischia di restare ancora appannaggio di troppi pochi pazienti. E stavolta la colpa non è della procedura troppo complicata per ottenerla che è stata da poco semplificata: ora basta la ricetta del medico di famiglia e la scatola di Paxlovid, la terapia sviluppata dalla Pfizer, si prende in farmacia. Il nodo è legato piuttosto alla platea dei possibili “beneficiari” che è circoscritta al momento ai soli pazienti che presentano almeno una patologia importante – tumori in fase attiva, malattia cardiovascolare grave, insufficienza renale cronica, ecc. – che rischiano il ricovero, ed esclude a esempio tra i criteri di elezione quello della sola età.

Le raccomandazioni dell’Oms

È stata l’Oms nei giorni scorsi a raccomandare il suo utilizzo più esteso possibile anche per i pazienti anziani; va valutato perciò un suo impiego più massiccio in vista dell’autunno, quando è verosimile che ci siano nuovo picchi di contagi. Del resto anche oggi che imperversa Omicron i decessi sono concentrati tra gli anziani: i quasi 17mila morti che si sono contati da fine gennaio quando Omicron era già al 99% sono al 90% over 70. «Credo che sarebbe utile capire già da subito sui decessi degli ultimi mesi, visto che giriamo ancora ad oltre mille morti a settimana, quale quota di questi si sarebbe potuta giovare dell’utilizzo di questo antivirale e credo che i numeri possano essere abbastanza alti» avverte il microbiologo Guido Rasi, ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco e per mesi consigliere del commissario Figliuolo. Per Rasi è assolutamente da valutare l’opzione di allargare la platea del Paxlovid anche agli anziani: «Dobbiamo in questo momento capire come trarre il massimo vantaggio da questa terapia non solo in vista dell’autunno, ma anche ora che siamo ancora in un plateau di casi che scende lentamente. E credo che sicuramente possa essere opportuno allargare la prescrivibilità di questo trattamento agli over 70, anche se non c’è la presenza di patologie importanti. Ovviamente – avverte Rasi – è sempre fondamentale verificare che non ci siano controindicazioni con l’utilizzo di altri farmaci».

Formare i medici di famiglia

Rasi suggerisce anche un allargamento dell’utilizzo dei moncolonali “preventivi” per i fragili messi a punto da AstraZeneca che mostrano di saper ridurre di oltre l’80% il rischio di sviluppare la patologia a 6 mesi «per evitare ancora di più i decessi». E invita a «formare di più i medici di famiglia all’uso di questi nuovi strumenti come il Paxlovid che è una associazione di due farmaci, uno dei quali è il ritonavir, usato da 15 anni nella popolazione con Hiv ma che si usa comunque anche in gravidanza. È importante conoscerne bene l’impiego».

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