Aggressione nel carcere di Foggia, feriti due agenti della Penitenziaria. Per uno dieci punti di sutura alla testa

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“Proprio nel giorno del secondo anniversario della rivolta dei detenuti del carcere di Foggia, la più violenta in assoluto nella storia degli istituti penitenziari, con la fuga di massa, un detenuto ha selvaggiamente aggredito due agenti provocando gravi ferite con conseguenze per un nostro collega di dieci punti di sutura alla testa, è solo l’ultimo di una serie infinita di aggressione nei confronti dei poliziotti penitenziari di Foggia, ben sette in un mese. La follia violenta si ri-materializza”. A denunciarlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo: “Per rendere l’idea di quale sia il clima all’interno del carcere foggiano si consideri che i detenuti sputano addosso ai poliziotti urlando, ci sono le telecamere non potete farci niente”.

È del tutto incomprensibile oltre che ingiustificato il fatto che – aggiunge – lo Stato abbia rafforzato di organici e mezzi i presidi delle forze dell’ordine sul territorio foggiano “sotto assedio” da parte della criminalità tra le più sanguinose ed invece abbia dimenticato il carcere che registra da anni carenze di uomini e strumenti. Il carcere alla pari delle caserme e dei posti di Polizia è un presidio fondamentale per assicurare la legalità e garantire la sicurezza dei cittadini tenuto conto che i clan dalle celle continuano ad impartire ordini nei territori.
All’interno del clima generale di “buonismo” nei confronti dei detenuti, almeno noi non siamo disposti a far passare inosservate, quasi si trattasse di fatti di “ordinaria amministrazioni”, le quotidiane aggressioni contro gli agenti penitenziari. Di fronte alla “caccia all’agente” non rinunciamo a chiedere di mettere fine, una volta per tutte, alla campagna di delegittimazione del personale penitenziario che si protrae da lunghi mesi, e a riabilitare i servitori dello Stato che si oppongono contro il tentativo, purtroppo sempre più riuscito, di criminali di imporre il proprio controllo delle carceri”.

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