GLI SCOGLI DELL’ACQUA DI CRISTO UN PROBABILE CIMITERO DELL’ETA’ DEL BRONZO

Domenica d'agosto che caldo fa... Una simpatica canzone di qualche anno fa e la voglia di refrigerio di questi giorni, mi riporta alla mente un pezz

Cattedrale Manfredonia, ritorno statua XVIII sec. Cristo flagellato
Istat, tra gennaio e settembre presenze negli hotel dimezzate
Puglia, lunga vita alle attività storiche
Domenica d’agosto che caldo fa… Una simpatica canzone di qualche anno fa e la voglia di refrigerio di questi giorni, mi riporta alla mente un pezzo che oggi vi ripropongo.
Ah, l’estate! Gli scogli, il mare, la pace… Sì, quella pace particolare che ti pervade quando sei sdraiato ad abbronzarti sugli scogli all’Acqua di Cristo, una pace intensa mentre t’immergi nel sole, nel mare e nella natura eterna. E a proposito di ‘pace’ e di ‘eterna’, il binomio non è proprio casuale.
Spesso mi sono chiesta del perché vi siano quelle forme così perfette scavate lì nella roccia. E probabilmente non sono l’unica. Nel secolo scorso, vista la presenza di queste ‘vasche’ e di numerose sorgenti d’acqua dolce, le popolane sipontine si recavano qui a lavare i panni. E ancora precedentemente, essendo le acque di queste sorgenti ritenute terapeutiche e quindi, non a caso soprannominate di Cristo, in molti vi si recavano, giungendo anche da fuori, per immergervi le membra ed abbeverarsi, trovando sollievo da gotta, ulcera e malanni vari. Ma quelle vasche così squadrate, dai perimetri addolciti dalle onde del mare, rimandano più indietro nel tempo.
Chiacchierando con un’amica durante una passeggiata sul lungomare del più, del meno e… della storia sipontina, ecco farsi avanti una suggestiva ipotesi: gli scogli all’Acqua di Cristo circa quattro millenni fa erano probabilmente una necropoli. Lei si chiama Lucia Cannito, ha al suo attivo una Laurea in Beni Archeologici, Architettonici e dell’Ambiente conseguita presso l’Università del Salento, e mi racconta che in vari scavi e studi fatti in passato qua e là tra Puglia, Campania e Lazio, in una parentesi manfredoniana una sua docente universitaria le aveva riferito che in passato il mare era più lontano dagli scogli e che, dal momento che la roccia è docile e la zona dauna ne è disseminata, con molta ragionevolezza quest’area era stata scavata per creare una necropoli, ovvero un cimitero.
Ad avvalorare questa ipotesi, anche Aldo Caroleo, presidente dell’Archeoclub di Siponto che ha in affidamento il complesso ipogeico Scoppa 1, Scoppa 2 e l’ipogeo Santa Maria Regina (adiacente l’omonima Chiesa di Siponto), e dunque esperto del settore, al quale mi rivolgo per un parere. Anche Aldo mi spiega che effettivamente queste vasche potevano essere “tombe sub divo”, cioè tombe a cielo aperto. Inoltre, un caro amico scultore proprio tra questi scogli ha rinvenuto anni fa un manufatto risalente con molta probabilità all’età del bronzo rimasto incastrato tra le rocce.
Dunque, la scogliera dell’Acqua di Cristo potrebbe davvero essere una necropoli come quella di Capparelli o Scoppa. Insomma, un cimitero a cielo aperto realizzato in prossimità del mare e dal lato dove sorge il sole, come spesso si usava fare all’epoca e come è possibile vedere ancora oggi ad Egnazia, nella valle d’Itria, sempre in Puglia.
Magari, d’ora in poi, quando prenderemo il sole sugli scogli all’Acqua di Cristo, ci soffermeremo a pensare che qualche millennio fa in quegli stessi posti avevano trovato degna sepoltura i nostri antichi antenati.
Ah, l’estate! Gli scogli, il mare e la pace… eterna!
La miracolosa fontana dell'Acqua di Cristo, nata dal terremoto della  crocifissione
Maria Teresa Valente

 

COMMENTI

WORDPRESS: 0