Dispositivi, Puglia lasciata sola. Protezione civile: «Solo acquisti diretti o aiuti dai donatori»

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In Commissione Bilancio viene convocato il dirigente della Sezione Protezione Civile, Antonio Lerario, e arriva subito il cahirimento che ha tenuto sotto scacco la Puglia in questi mesi di lock down per l’emergenza Covid-19: «Dal Dipartimento nazionale non è giunto nessuno stanziamento economico». È il motivo per cui la Puglia è dovuta a correre ai ripari, acquistando direttamente dall’estero forniture di dispositivi su cui, come noto, sono sorti pure problemi di certificazione.

«Attualmente la Regione ha impegnato 55 milioni di euro, dei quali 28 milioni di pagamenti effettuati, mentre la restante parte è costituita da obbligazioni giuridiche. Si tratta di risorse autonome della Regione» ha sottolineato Lerario, ricordando che l’approvvigionamento di dispositivi direttamente dall’estero è stato valutato con il supporto di un gruppo di esperti. «Ancora oggi – ha riferito – mancano mascherine FFP3 con valvole, e considerato che gran parte dei dispostivi viene realizzato in Cina e Turchia, con il blocco delle esportazioni è stato impossibile provvedere all’approvvigionamento. Inoltre mancavano certificazioni per il mercato europeo, quindi è stato necessario derogare – ha ricordato – consentendo la distribuzione di dispositivi in attesa di certificazione Inail. Al momento dall’istituto sono pervenute solo due risposte. Tutta la merce acquistata è stata così resa disponibile, ma la decisione in merito alla destinazione non spetta al Dipartimento bensì al decisore politico». Il materiale attualmente disponibile «servirà a coprire i prossimi due mesi, per questo stiamo approntando degli Avvisi pubblici rivolti alle aziende interessate alla fornitura dei dispositivi. Altri bandi riguarderanno invece l’acquisto di mascherine a prezzi calmierati in lotti da 50 mila pezzi».

Lerario ha anche assicurato ai consiglieri regionali che chiedono più trasparenza che verrà pubblicata la rendicontazione di tutte le somme e che l’ammontare sinora è pari a 8 milioni 387 mila euro, ricavati grazie al contributo di 16 mila donanti e attraverso due campagne di crowdfunding.

Chiarimenti sono stati chiesti anche sulla scelta di riassegnare alle Asl e alle aziende ospedaliere gli acquisti delle mascherine, così come sulla persistente mancanza dei Dpi per i medici di medici generale, per le attività ambulatoriali delle Asl e anche per le Rsa. «La massima trasparenza nella distribuzione dei Dpi sul territorio è un dovere per la Protezione Civile regionale nei confronti di tutti i territori provinciali pugliesi oltre che un atto di coerenza rispetto a quanto preteso da questa Regione dalla Protezione Civile Nazionale. La risposta del dottor Lerario – accusa Antonella Laricchia (M5S) – che giustifica la mancata pubblicazione delle informazioni sui dpi con la mancanza di tempo materiale non è sufficiente.

«I Dpi ci sono e in quantità! Allora Emiliano ci spieghi perché le Rsa-Rssa del barese vanno all’ospedale Di Venere, presidio individuato per la distribuzione dei Dpi – dice Ignazio Zullo (FdI) – e trovano solo le mascherine chirurgiche quando necessitano anche di FFP2, guanti, tute, calzari ecc. Perché molti medici di medicina generale lamentano la mancata fornitura di DPI? Perché vengono sospese dai Direttori di Distretto le visite specialistiche domiciliari? Perché non sono ancora attivi gli ambulatori specialistici distrettuali?» Insomma, prosegue, «la Puglia ha impegnato 55 milioni di euro per l’acquisto di DPI, ne ha già liquidato 28, i DPI sono in magazzino secondo Lerario, ma gli operatori sul fronte se vogliono possono ottenere solo mascherine chirurgiche. Ed Emiliano? Ah, sta dalla D’Urso in tv».

«Dispositivi, Puglia lasciata sola»

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