Sanità in Puglia, buco da 140mln per le protesi nelle Asl

Le gare centralizzate per l’acquisto dei dispositivi medici sono in forte ritardo. E nel frattempo gli ospedali pugliesi hanno fatto un buco da 141 mi

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Le gare centralizzate per l’acquisto dei dispositivi medici sono in forte ritardo. E nel frattempo gli ospedali pugliesi hanno fatto un buco da 141 milioni di euro: tra protesi ortopediche, carrozzine, pace maker, dispositivi per l’ossigeno, non solo non è stato rispettato il tetto di legge ma nel 2018 sono stati spesi 470 milioni, il 2,3% in più rispetto all’anno precedente (che si era chiuso a 463 milioni). Un disastro, perché quei 130 milioni di sforamento equivalgono al costo annuo di due ospedali di medie dimensioni. E così ora la Regione prova nuovamente a correre ai ripari: in attesa degli appalti unici, ordina nuovamente alle Asl di fare gare ponte mentre InnovaPuglia potrà appoggiarsi ad altre centrali di committenza che hanno già attivato le procedure.
Il tetto di spesa per i dispositivi è infatti pari a 329 milioni di euro l’anno, e l’andamento tendenziale del 2019 induce a pensare che anche a fine anno non ci saranno scostamenti significativi. La giunta regionale nei giorni scorsi ha effettuato il riparto del budget per singola Asl, con l’obiettivo di accelerare sulle misure di contenimento attraverso le strategie già previste. Anche perché – ragionano dall’assessorato – imporre una stretta a questo punto dell’anno significherebbe nei fatti chiudere i rubinetti: fermo restando che non si può comprimere la spesa ospedaliera, si andrebbe a incidere su quella territoriale.

Ovvero sui dispositivi (ad esempio le carrozzine, i materassi, i cateteri) che le stesse Asl consegnano ai cittadini spesso con attese enormi.
InnovaPuglia dovrebbe concludere alcune gare a partire dall’estate, ma – è detto nella delibera di giunta approvata la scorsa settimana – pesano sia i «ritardi registrati sulla definizione delle procedure centralizzate di appalto» sia il «mancato recepimento delle direttive regionali in materia di contenimento della spesa per i dispositivi medici» da parte dei direttori generali. Lo scorso anno la Regione aveva infatti emanato una serie di linee guida che riguardano, in particolare, i dispositivi per l’osteosintesi (quelli che si usano, ad esempio, per la riduzione delle fratture del femore), e in generale per le protesi, in particolare quelle per l’anca e il ginocchio, e le lentine intraoculari: dispositivi che la Puglia compra a prezzi a volte doppi rispetto alle medie di mercato.

In Puglia, in base ai dati elaborati dall’assessorato, una placca per osteosintesi viene pagata in media 446 euro contro i 179 della media nazionale, mentre se ne spendono 380 contro 205 per un chiodo e 306 contro 128 per un fissatore esterno. Due i motivi: primo, perché le Asl acquistano utilizzando listini vecchi di cinque anni o più che non sono stati mai aggiornati. Secondo, perché si continua a ricorrere troppo all’infungibilità, cioè all’acquisto di «quella» specifica protesi di «quello» specifico produttore (che naturalmente non è la più economica), quando secondo gli esperti dal punto di vista medico questi dispositivi sono quasi sempre fungibili (uno vale l’altro).

Con il solo allineamento dei prezzi di acquisto alle medie nazionali, secondo la Regione, si potrebbero risparmiare 13 milioni sulle protesi, di cui 5,5 milioni su viti, placche e chiodi. Per non parlare dei dispositivi in vitro (reagenti, provette, kit per esami), su cui la Puglia spende 38 milioni l’anno oltre il tetto di spesa. Lo stesso discorso potrebbe essere ripetuto su ogni singola voce di spesa. Ed è per questo che, fissando i budget, la Regione vuole indurre Asl e aziende sanitarie ad attivare gare-ponte. Anche perché i soldi risparmiati dovrebbero servire a finanziare le nuove assunzioni.

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