LE AIUOLE DI PIAZZETTA MERCATO SONO FIORITE

NON C'E' ASPETTO di una città più desolante che vedere le aiuole prive del verde e dei fiori. A Manfredonia il campionario è vario e vasto. Dal Viale

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NON C’E’ ASPETTO di una città più desolante che vedere le aiuole prive del verde e dei fiori. A Manfredonia il campionario è vario e vasto. Dal Viale Miramare alla villa comunale, passando per piazzale Diomede e viale del sole fino a Siponto, occhieggiano come anime in pena, le aiuole senza un fiore. Tutt’al più sono invase da erbacce spontanee e da rifiuti. E così da anni, purtroppo.
IN QUESTO panorama sconfortante, da qualche giorno fanno eccezione le due aiuole rotonde che completano l’architettura di quella piazza voluta dall’allora sindaco Michele Magno. Sono germogliati piante e fiori. Non certamente spontaneamente. A porvele a dimora ci hanno pensato Massimo Sciannandrone e Massimo Rignanese, titolari del bar “Dominus” che si affaccia su quella piazzetta con vista sul porto antico e dunque sul golfo.
UN PENSIERO lodevole frutto di una sensibilità che i due Massimo hanno messo in pratica in tante occasioni organizzando eventi che hanno ravvivato quella piazzetta frequentatissima da giovani e non. Un intervento opportuno che ha trasformato la visuale di quell’angolo caratteristico della Manfredonia marinara che fino agli anni Settanta è stata ingentilita da un porticato sul quale faceva bella e utile mostra di sé, l’albergo “Daniele”, una deliziosa costruzione stile liberty con una balconata vertiginosamente protesa sull’antico mandracchio ricolmo di barche ormeggiate dai pescatori e di reti da pesca ad asciugare al sole. Una delle preziosità paesaggistiche e logistiche della città “d’altri tempi” inopinatamente cancellata.
MASSIMO&MASSIMO hanno rotto gli indugi di un intervento pubblico mai arrivato, lì come per tutti gli altri spazi in cui è previsto il verde. La presenza di piante e fiori eviterà lo scempio ripetutamente denunciato anche da privati cittadini, di vedere quegli spazi ricolmi di rifiuti e avanzi di ogni genere con la teoria di bottiglie di birra bene in vista. Una iniziativa che andrebbe presa ad esempio, anzi imposta in tutti quei luoghi ove ci sono locali pubblici: demandare ai gestori l’onere della pulizia degli spazi di competenza. Magari prevedendo un qualche ristoro compensativo sulla tassa dei rifiuti. Altrove, in specie all’estero, è una pratica radicata. Che potrebbe essere applicata anche ad altri ambiti. Si crea così quella corrispondenza di solidarietà civile tra pubblico e privato che porta grandi benefici all’appeal della città.
NATURALMENTE non tutto può essere demandato alla iniziativa del privato. Il verde pubblico, per rimanere in questo ambito, non può non essere cura delle pubbliche istituzioni attraverso personale all’uopo specializzato stando l’esigenza che il verde va curato da mani esperte. Si prenda ad esempio Siponto. Le aree private sono ben assistite e assicurano decoro all’ambiente. Per contro le aree pubbliche, la pineta in particolare, sono un campionario di non curanza: rami cadenti, alberi rinsecchiti, erba incolta, staccionata cadente o mancante, immondizia dappertutto; per non parlare dell’obbrobrio della presunta pista ciclabile e dello stato delle strade. Oltre all’immagine pessima, è in agguato tutta una gamma di pericoli non solo sanitari. Uno stato riprovevole per una località che per storia, paesaggio e frequentazione merita la massima attenzione.


Michele Apollonio

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