ANCHE IL CENTRO CESARANO IN PERICOLO DI CESSAZIONE

presidio ospedaliero rivelatosi di grandissima - venisse tenuto nella doverosa e giusta - rimostranze di genitori di bambini in cura - subisce le co

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presidio ospedaliero rivelatosi di grandissima – venisse tenuto nella doverosa e giusta – rimostranze di genitori di bambini in cura – subisce le conseguenze – l’esternalizzazione del servizio – servizio eccellente svolto dagli anni 50 – l’intero sistema sanitario locale>>

…E la lista continua. La lista delle perdite di una città, un territorio del quale, di questo passo, non rimarrà che il sole e il mare ma solo perché nono alienabili. L’ultimo, in ordine progressivo, candidato alla soppressione è il Centro di riabilitazione intitolato al munifico e previgente arcivescovo Andrea Cesarano (1931-1969), costruito negli Anni cinquanta del secolo scorso, al cospetto del mare del golfo sulla strada per Siponto. Un presidio ospedaliero rivelatosi di grandissima utilità in un settore particolarmente delicato quale è quello delle variegate disabilità.    Per la sua fondamentale rilevanza era del tutto normale ritenere che nel tempo venisse tenuto nella doverosa e giusta considerazione eppertanto venisse non diciamo potenziato, ma almeno sostenuto per quello che è. Invece no. A Manfredonia le preziosità rimangono trascurate fino a quando il filo che le lega al territorio non si spezza del tutto. Solo allora i responsabili preposti quanto meno alla salvaguardia del territorio (allo sviluppo ci pensi Iddio), si destano dal torpore e dalla ormai patologica inerzia e cominciano a strillare con poderosi comunicati di coccodrillo.    La storia vecchia e logora si ripete ad ogni battito d’ali delle realtà che si involano. L’ultimo per l’appunto è quello appena accennato del Centro di riabilitazione. Anche qui abbondantemente annunciato. A parte le peripezie innescate dalle trasformazioni della gestione della sanità pubblica, risalgono agli inizi del 2012 le rimostranze di genitori di bambini in cura presso quel Centro, circa le cose che non andavano e che rendevano sempre più precario quel servizio. Nel tempo di lamentele se ne sono aggiunte tantissime altre, in qualche modo tamponate dall’abnegazione del personale. E’ del febbraio scorso l’accorato appello a intervenire lanciato da “Manfredonia nuova” a tutte le forze politiche e istituzionali. Più di recente è intervenuta anche l’associazione “Cittadinanza attiva” con petizioni e denunce. Qualche risposta c’è stata. Verbale naturalmente che attende di essere seguita dai fatti che appaiono più verosimilmente delle chimere.    Ora siamo alle strette. Le carenze tecniche e la penuria di personale rendono le prestazioni alquanto difficoltose, ridotte e limitate. Chi ne subisce le conseguenze, e parliamo di salute e in molti casi di interventi decisivi, sono quei circa duecento pazienti in gran parte bambini, che ripongono in quel presidio le speranze di migliorare se non guarire i propri malanni.    La prospettiva ventilata è l’esternalizzazione del servizio, una pratica sempre più frequente affidata ad organizzazioni private che spesso non garantiscono né i servizi né tanto meno un risparmio. Anzi! <Quando invece – propone il consigliere regionale Gatta – si potrebbe potenziare il personale interno e consentire, così, il normale ed efficiente prosieguo delle attività>. Al presidente della Regione Puglia Emiliano chiede di sapere <sul futuro del Centro e su come intenda renderlo pienamente funzionale, restituendo ai cittadini un servizio eccellente svolto dagli anni 50 ad oggi>.    La questione non è il singolo presidio bensì l’intero sistema sanitario locale che da decenni ha subito tagli e depotenziamenti inconcepibili che dicono chiaramente di un disegno non tanto velato di annullamento dei presidi ospedalieri cosiddetti periferici. L’ultimo assestamento del nosocomio San Camillo De Lellis ne è la prova: definito ospedale di “base” ma privo delle strumentazioni e del personale adeguato. Le prossime proteste non paiono lontane.   Michele Apollonio
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