Alenia Foggia in rosso, buco di 14 milioni.

Un buco in bilancio di 14 milioni di euro l’anno e garanzie sulle commesse “solo sui prossimi 3-4 anni”. Lo stabilimento ex Alenia (oggi “Leonardo“)

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Un buco in bilancio di 14 milioni di euro l’anno e garanzie sulle commesse “solo sui prossimi 3-4 anni”. Lo stabilimento ex Alenia (oggi “Leonardo“) di Foggia sta attraversando uno dei momenti peggiori della sua storia. Quasi 1300 dipendenti (tra interni ed esterni) sono da qualche tempo preoccupati per le decisioni dell’amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti. Nella divisione degli stabilimenti Nord-Sud voluta dall’ex ad di Ferrovie, ad essere “penalizzati” secondo i sindacati sarebbero proprio i centri dove vengono prodotti componenti di velivoli civili (tra cui Foggia) per via della forbice ristrettissima tra costi di produzione e ricavi.

“Evidentemente, così non possiamo essere competitivi – spiega a l’Immediato Giuseppe Danza, rsu Fismic -, non ci danno la possibilità di fare ricerca e sviluppo. Eppure, oltre 20 anni fa fu studiato a Foggia lo stabilizzatore di coda monolitico in fibra di carbonio. Questa fu l’esperienza che dimostrò che qui abbiamo ottimi cervelli. Ma se dall’alto decidono di non sfruttarli, è difficile essere competitivi solo con la produzione di parti, a maggior ragione dopo le dichiarazioni di Moretti, il quale ha già annunciato di non voler puntare sulla produzione di pezzi per altri. Il nostro tipo di lavorazione produce un ricavo del 40 per cento circa, a fronte del 100 per cento del settore militare, questo la dice lunga sui risultati comparativi tra le aziende del Nord e del Sud. A Torino farebbero risultati migliori anche standosene a passeggiare nei corridoi, mentre noi lavoriamo a ritmi forsennati…”.

 

Una cosa è certa, la “divisione” degli stabilimenti, con la produzione al Nord dei velivoli militari, potrà servire a giustificare i tagli nel prossimo futuro. Come riportato da Formiche.net, infatti, una delle preoccupazioni maggiori riguarda il debito. “A Finmeccanica continuano saggiamente a concentrare i propri sforzi sulla riduzione del suo importo – chiosano -. Ma c’è a monte una questione forse ancora più importante dell’entità del debito: la sua sostenibilità. Quando Guarguaglini è uscito da Finmeccanica, nel 2010, il gruppo aveva 3,133 miliardi di debito su un fatturato di 18,7 miliardi e 493 milioni di utile. A fine 2015 il debito del gruppo ammontava a 3,287 miliardi con un fatturato di 12,9 miliardi e un utile di 487 milioni, per circa la metà dovuto a dismissioni. Il debito è diventato un problema, quindi, soprattutto per la costante riduzione del giro d’affari, degli utili (per diversi esercizi perdite) e degli ordini. Sono ordini, fatturato e utili, quindi, che devono crescere se si vuole ridurre effettivamente il debito”.

A Foggia, però, al di là del bilancio non proprio roseo, si continuano a contare le inefficienze. Una delle più evidenti è il capannone per la produzione degli F35, pronto da 6 anni (c’è anche il materiale per partire) e mai utilizzato. “Crediamo ci sia un disegno preciso – conclude Danza -, che sta portando pian piano a sgretolare ciò che di buono è stato fatto in Capitanata. Siamo preoccupati per il futuro dello stabilimento, ci attendiamo notizie rassicuranti dai vertici, che per il momento non sono arrivate”. Oggi c’è un incontro a Roma. Il primo di un lungo periodo di ansia per i lavoratori.

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