Tagli ai pronto soccorso in Puglia

Una cura dimagrante per i pronto soccorso: rimarranno attivi soltanto quelli che superano i 20mila accessi l’anno. E dunque, anche se il saldo negati

Coronavirus, in Puglia 1286 casi su 10.732 test (11,9%), ma tanti decessi, 39 in un giorno. Intensive quasi in soglia critica: 118 in tilt
Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno
Ostuni, il presidente del museo posta una foto di Giorgia Meloni a testa in giù. FdI: «Gesto gravissimo». Lui si scusa

Una cura dimagrante per i pronto soccorso: rimarranno attivi soltanto quelli che superano i 20mila accessi l’anno. E dunque, anche se il saldo negativo è di 8 strutture (perché c’è una nuova struttura a Bari) in realtà ne chiuderanno 9 trasformati in Punti di primo intervento territoriali (Ppit) nell’ambito di un generale rafforzamento della rete 118. Farà discutere, e molto, il piano di riordino della rete di emergenza-urgenza che la giunta regionale dovrebbe approvare domani in seduta straordinaria, e salvo rinvii dell’ultimo momento.
Va detto che le chiusure non sono una sorpresa, visto che erano ricavabili già dal Piano di riordino ospedaliero. Scompariranno i pronto soccorso di Lucera, Mesagne, S. Pietro Vernotico, Trani, Canosa, Fasano, Grottaglie, Terlizzi e Triggiano, sostituiti appunto da Ppit anche se non tutti dotati di ambulanza medicalizzata. I Ppit saranno complessivamente 38, sei in più degli attuali Punti di primo intervento: 17 a Bari, 7 a Foggia, 4 nella Bat, 3 a Taranto, 5 a Brindisi e 3 a Lecce. La sostanziale differenza è che mentre il pronto soccorso è gestito dalla rete ospedaliera, il Ppit è una articolazione del servizio 118 in cui lavorano medici convenzionati: devono stabilizzare il paziente e trasferirlo alla struttura ospedaliera più appropriata. Il personale in servizio nei pronto soccorso disattivati non passerà ai Ppit ma andrà a rinforzare i servizi di emergenza.

La Regione ha definito la nuova mappa in collaborazione con l’Agenas, applicando gli standard ministeriali. La prima novità è la nascita del dipartimento regionale del 118, con il compito di coordinare le funzioni di assistenza sul territorio: l’idea è di tener lontani dagli ospedali tutti i casi a bassa gravità, così da diminuire i ricoveri inappropriati su cui la Puglia continua ad essere maglia nera. La classificazione delle strutture di emergenza-urgenza ospedaliera rispecchia, ovviamente, quella del Piano di riordino ospedaliero (è riassunta nel box in alto): prevede un hub per ciascuna provincia, tranne che nella Bat in attesa il nuovo ospedale di Andria. A Foggia l’«hub» è ai Riuniti, mentre San Giovanni Rotondo diventa Dipartimento di primo livello (ma all’atto pratico cambierà poco).

A Bari la novità è la conferma del pronto soccorso privato della clinica Mater Dei, quello che la Cbh ha aperto senza attendere la firma del contratto, e la presenza nella lista del futuro ospedale di Monopoli-Fasano (nel frattempo rimarrà aperto anche l’attuale pronto soccorso di Fasano). Ne consegue che il capoluogo regionale avrà quattro strutture di emergenza, un hub (il Policlinico) e tre Dipartimenti di primo livello (San Paolo, Di Venere, Mater Dei): in particolare è previsto che il pronto soccorso privato della Mater Dei debba sviluppare 45mila accessi l’anno. Il piano dovrà passare all’esame del ministero della Salute, che già aveva espresso qualche perplessità sulla rete di emergenza presentata insieme al riordino: ma la collaborazione dell’Agenas è sufficiente a blindare la nuova mappa.

false

COMMENTI

WORDPRESS: 0