Lavoro in crescita nel pomodoro Alla Princes 300 assunzioni in più

Ci sono buone possibilità che il pomodoro porti nuova occupazione stagionale nelle fabbriche foggiane. Parliamo di almeno 200-300 posti di lavoro in

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Ci sono buone possibilità che il pomodoro porti nuova occupazione stagionale nelle fabbriche foggiane. Parliamo di almeno 200-300 posti di lavoro in più alla Princes, il gruppo inglese che di questi tempi ingaggia per due mesi l’anno fino a 1200 stagionali a Incoronata (quasi tutte donne) per la produzione di pelati e cubettato per il mercato mondiale. L’aumento di manodopera è infatti il punto centrale dell’accordo sull’introduzione del quarto turno in fabbrica per una più equa distribuzione della forza-lavoro nel ciclo continuo delle 24 ore – sette giorni su sette – al ritmo del quale si comincerà a lavorare tra qualche settimana per una produzione stimata di 3,5 milioni di quintali di prodotto trasformato.
Finora l’orario di lavoro è stato distribuito su tre turni, ma già dall’ultima campagna agricola i sindacati avevano posto l’esigenza di stabilire una differente turnazione. Ora ci siamo: l’accordo dovrà essere ratificato durante un tavolo azienda-sindacati convocato per domani.

La stagione del pomodoro parte all’insegna della storica unione dei distretti Nord-Sud, sancita dai rispettivi presidenti il mese scorso all’Expo di Milano. Per la Capitanata, principale bacino di produzione nell’Italia meridionale (l’anno scorso 22 milioni di quintali), l’ennesimo banco di prova per qualificare una produzione che vede annacquare i propri profitti nella speculazione e in u n’identità di prodotto scarsamente riconosciuta. L’accordo fra i due distretti punta proprio sulla certificazione del “made in Italy” perché il nostro paese, terzo produttore mondiale dopo Cina e Usa, non può mettersi a fare la corsa dietro i due colossi.
E allora i due distretti per qualificare il mercato nazionale hanno deciso di scambiarsi ogni settimana le informazioni sui dati di prodotto trasformato immesso su piazza internazionale, con l’obiettivo dichiarato di acquisire il controllo dei prezzi ed evitare svendite sempre in agguato sul pomodoro.

Sarà sufficiente lo scambio dei dati per far guadagnare di più agricoltori e industriali? No, a parere di Francesco Franzese, industriale campano titolare della Icab (1 milione di quintali), che raccoglie per il 75% del prodotto trasformato in Capitanata. “Purtroppo le aziende hanno già chiuso i contratti con la Grande distribuzione organizzata, a prezzi più bassi del 10-15% rispetto alla stagione scorsa. Dunque lo scambio di dati avverrà a contratti già chiusi, mi chiedo quale prezzo potranno spuntare i due distretti in un mercato già ampiamente compromesso dalla domanda stabilita da questi colossi.
Ma c’è di più. Lo scambio di dati – aggiunge Franzese – non fa gli interessi di produttori e industriali, nel senso che il distretto certificherà l’aumento di produzione e dunque il crollo dei prezzi, quando prima su certe notizie si poteva un po’ bluf fare. Le certezze in questo tipo di mercato vanno bene quando tutti gli operatori si muovono con gli stessi intenti, ma chi specula sui ribassi avrà gioco facile”.

Va detto che il matrimonio “in rosso” tra i due distretti è ispirato da due ragioni importanti: 1) offrire al consumatore estero, destinatario del 70% della produzione nazionale, un messaggio promozionale unico e forte, capace di combattere l’italian sounding e di offrire qualità e genuinità, all’insegna della tradizione; 2) avviare uno scambio di informazioni per pianificare coltivazione e produzione. Ai fini dello scambio d’infor mazioni tra i due distretti sarà decisivo conoscere il numero di aziende e produttori che aderiranno all’accordo. Già in Capitanata, un anno fa, la nascita del distretto Sud venne salutata come un tentativo di sottomissione da parte di associazioni agricole e imprese. La strada sembra dunque in salita.

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