Sangalli, gli operai del presidio:ora basta!!!!

 «Se i tavoli istituzionali non saranno convocati, i tavoli ce li andremo a prendere. Fino ad oggi siamo stati fin troppo tranquilli». A parlare sono

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 «Se i tavoli istituzionali non saranno convocati, i tavoli ce li andremo a prendere. Fino ad oggi siamo stati fin troppo tranquilli». A parlare sono gli ex operai della Sangalli, gruppo produttore di vetro che mesi fa ha annunciato di voler chiudere alcuni siti produttivi tra i quali quello di Manfredonia, dove è stata interrotta da mesi ogni attività industriale. Da 100 giorni i lavoratori presidiano lo stabilimento: «Questo presidio lo abbiamo costituito per la salvaguardia dei posti di lavoro. E fino ad oggi siamo stati tranquilli, non abbiamo mai fatto azioni forti. Ma questo tempo potrebbe essere terminato».

La sfiducia, la rabbia, la grave situazione economica nella quale sono sprofondate ciascuna delle famiglie degli operai rendono sempre più pensate l’attesa di risposte positive dalle istituzioni coinvolte nella vertenza. L’ultimo incontro è quello che si è svolto il 17 febbraio scorso al ministero dello Sviluppo economico. Al termine della riunione, l’assessore regionale al Lavoro, Leo Caroli aveva dichiarato che al termine della riunione era stata data indicazione al gruppo Sangalli di presentare la richiesta di cassintegrazione e che per favorire l’azione di reindustrializzazione erano stato «assunto l’impegno di incaricare una società specializzata in scouting per intercettare potenziali investitori che vogliano rifare il forno produttivo». Caroli aveva anche precisato che il tavolo presso il Ministero sarebbe stato riconvocato entro 15 giorni. Ma al momento non sembra essersi mosso nulla.

 Senza stipendio anche i manutentori e gli addetti alla portineria autorizzati ad accedere agli impianti per ragioni di sicurezza. «Stiamo lavorando ma da quattro mesi siamo senza stipendio. E fra poco non avremo più neppure i soldi per mettere la benzina alle auto per arrivare qui all’industria». Minacciano tutti di strappare i certificati elettorali in vista della tornata elettorale di giugno: un messaggio forte e chiaro alle istituzioni locali – a Manfredonia si vota per l’elezione del nuovo sindaco – e ai candidati per il Consiglio regionale.

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