Discarica rifiuti tossici dell'ex Enichem stanziati fondi per bonifica

Saranno utilizzati 3 milioni di euro a carico della Syndial spa per la bonifica della cosiddetta “piscina marchesi” (dal nome del capo della produzion

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Saranno utilizzati 3 milioni di euro a carico della Syndial spa per la bonifica della cosiddetta “piscina marchesi” (dal nome del capo della produzione di caprolattame che pare ne avesse curaro il riempimento) ovvero la discarica di rifiuti tossici e nocivi interrata sotto la pista dei vigili del fuoco che venne realizzata nell’isola 16 ai fini della sicurezza dello stabilimento. E’ quanto emerso dalla conferenza di servizi svoltasi al ministero dell’ambiente a Roma il 30 aprile scorso, alla presenza di Laura D’Aprile, responsabile Ispra del servizio interdipartimentale per le emergenze ambientali, dei rappresentanti delle segreterie nazionali di Cgil e Cisl e di Gino Lauriola, storico sindacalista dei chimici della Cgil, recentemente nominato segretario generale territoriale di Filctem Cgil delle province di Foggia e Bat.

La Syndial, società del gruppo Eni impegnata da più di 10 anni nelle operazioni di bonifica dell’area su cui sorgeva il sito industriale insediato nella piana di Macchia a confine con l’abitato di Manfredonia e costate già 240 milioni di euro, alla luce dell’accertata presenza del considerevole deposito dei pericolosi fusti nascosti nel sottosuolo dell’isola 16, si era detta pronta a integrare il programma dei lavori di bonifica avviati nel 2000 con interventi mirati alla rimozione e avvio a smaltimento dei rifiuti e al risanamento ambientale della zona.

“La richiesta era partita nel 2012, all’esito delle ispezioni effettuate alla fine del 2011. A distanza di due anni – spiega Lauriola- disponiamo ufficialmente del decreto che dà via libera ai lavori. L’inizio dovrà avvenire entro un tempo massimo di 90 giorni e dureranno presumibilmente 4-5 mesi. Il risultato è doppiamente importante perché se da un lato si aggiunge un altro tassello alla bonifica dell’area industriale ormai in fase di completamento, dall’altro si può cominciare a pensare più concretamente al suo pieno riutilizzo in termini di reindustrializzazione e valorizzazione delle infrastrutture presenti: depuratore, alta tensione, rete gas, rete telefonica e adsl veloce, la ferrovia che con un piccolo sforzo può essere portata all’interno, il porto industriale e la retroportualità: tutti elementi favorevoli ad un possibile sviluppo futuro dell’area da interconnettere ad altre importanti realtà produttive della Capitanata come la zona Asi di Foggia, l’industria agro-alimentare di Cerignola, quella della pietra di Apricena che, ad esempio, ha avviato una fiorente attività di spedizione verso la Cina”.
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