Un porto a 5 stelle

Ma del porto, del suo avvenire chi si occupa? E’ l’interrogativo posto dal Movimento 5 Stelle che in una nota analizza la situazione e <auspica l’

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Ma del porto, del suo avvenire chi si occupa? E’ l’interrogativo posto dal Movimento 5 Stelle che in una nota analizza la situazione e <auspica l’individuazione di tecnici di comprovata capacità ed esperienza marittima e portuale e dunque manageriale da nominare come rappresentanti del territorio nel Comitato di gestione del porto e nella Direzione di scalo>.
Un opportuno richiamo di un problema reale e per tanti aspetti fondamentale per le sorti economiche (ma non solo) della città e di una larga parte del territorio dauno, arrivato al capolinea della riforma portuale approdata alla fase esecutiva. Un problema che non sarebbe dovuto mai divenire tale, che si trascina da anni ora ignorato, ora mal trattato. Una situazione incredibile andata peggiorando quando si pensava che potesse decollare, vale a dire quando questo porto è stato governato da una Autorità portuale. Ed ora che sono state azzerate tutte le cariche della vecchia portualità, chi si occupa e rappresenta il porto di Manfredonia.
<In tutta Italia> rileva il portavoce del M5S Gianni Fiore <sono partite una serie di consultazioni per analizzare i contenuti della riforma e verificarne l’applicabilità sui vari territori e dunque ipotizzare proiezioni di scenari di sviluppo, ma anche sintesi politiche di come gestire i nuovi organismi di governo dei porti, vale a dire le Autorità di sistema>.
Il porto di Manfredonia, come noto, è stato aggregato all’Autorità di sistema dell’Adriatico meridionale assieme a Bari, Brindisi, Monopoli, Barletta. Un lotto alquanto agguerrito di realtà portuali nel quale ognuno cercherà di trarre il maggior e miglior vantaggio dal nuovo ordinamento. Una pesante incognita incombe sul porto di Manfredonia condizionato com’è dal <caso emblematico dell’Autorità portuale di Manfredonia da oltre dieci anni retta da un duo commissariale che non ha mai prodotto una politica di sviluppo del porto che ha subito negli anni un progressivo e inesorabile tracollo dei traffici marittimi>.
L’analisi che il Movimento 5 stelle traccia dello scalo marittimo di Manfredonia è tanto mortificante quanto realistica: <diminuzione della capacità operativa del transito merci sulle banchine (delibera 4/2015 per la riduzione peso automezzi porto commerciale) e eliminazione binari ferroviari al molo di ponente; assenza di promozione della portualità e dei traffici a livello locale, nazionale e internazionale; pianta organica inadeguata per la ricerca di nuovi traffici commerciali che incrementassero l’attività portuale (vedi delibera n. 04 del 18 Gennaio 2016-1 e delibera n. 06 del 29 Gennaio 2016); assenza di azioni e strategie per la realizzazione di progetti comunitari o di partenariato extra UE per scambi culturali e commerciali; mancanza del comitato portuale; rilascio di nuove concessioni, in assenza del comitato e del piano regolatore portuale, che non contribuiscono al miglioramento della produttività o alla qualità dei servizi portuali; perdita della corporazione dei piloti; perdita della base di partenza della stazione pilota del porto; perdita del servizio di rimorchio; aumento delle tariffe portuali di alcuni servizi essenziali>.
Un quadro disarmante. Una situazione pressoché azzerata o forse peggio che <rende problematica la gestione dei cambiamenti imposti dalla riforma portuale in modo favorevole per il nostro territorio> annota il M5S che chiede <un cambio radicale nelle politiche portuali e nella dirigenza del porto>.
Michele Apollonio

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