Perugia si classifica al primo posto in Italia per i rincari di luce e gas, seguita da Terni e Teramo. Mentre per il cibo guidano la classifica deg
Perugia si classifica al primo posto in Italia per i rincari di luce e gas, seguita da Terni e Teramo.
Mentre per il cibo guidano la classifica degli aumenti più consistente Macerata e Cosenza seguite da Catania e Ravenna.
E’ quanto emerge dallo studio condotto dall’Unione nazionale consumatori, che stila la classifica completa delle città con i maggiori rincari annui per quanto riguarda 2 voci del paniere, cibo e bevande, luce e gas, elaborando i dati Istat resi noti in settimana e relativi al mese di ottobre
Per energia elettrica, gas e altri combustibili, voce che include gas, luce (mercato libero e tutelato), gasolio per riscaldamento e combustibili solidi, se in Italia il rialzo in ottobre è stato pari al 135%, con una stangata a famiglia pari in media a 1.820 euro in più su base annua, in alcune città delle 80 monitorate si è superato addirittura il 160%, evidenzia l’Unione consumatori.
A vincere questa spiacevole classifica dei cittadini più bastonati è Perugia, dove le spese per luce e gas volano del 163,8% su ottobre 2021, medaglia d’argento a Terni, +160,7%. Sul gradino più basso del podio Teramo (+152,2%). Le città meno tartassate sono Potenza (+96,1%), Aosta (+98,3%) e Napoli (+108,3%). Per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche, saliti in Italia del 13,5%, equivalenti ad una scoppola pari in media a 761 euro in più su base annua, batosta che sale a 1038 euro per una coppia con 2 figli, 937 euro per una coppia con 1 figlio, 1240 euro per una coppia con 3 figli, in molte città è andata ben peggio rispetto alla media nazionale.
A guidare la classifica dei rincari è Cosenza, raggiunta da Macerata, che la eguaglia con un’inflazione del 16,9%. “Cifre che dimostrano come il taglio teorico dell’Iva per pane, pasta e latte, pari ad appena a 21 euro e 56 cent all’anno a famiglia sia una burla, per non dire una pagliacciata. Senza contare che questa mancetta non andrebbe a vantaggio delle famiglie ma dei commercianti”, afferma il presidente dell’Unc Massimiliano Dona.
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