Rapporto Gimbe: “Italia senza infermieri, cresce divario Nord-Sud”

La sanità pubblica italiana vive una fase di profonda crisi strutturale. A denunciarlo è l’ottavo Rapporto Gimbe 2025, presentato dal presidente d

Puglia Meteo, domina l’alta pressione: le piogge restano un miraggio per tutta la settimana
Concessioni balneari: 33% delle coste, si avvia l’iter per la direttiva Bolkestein, ma sarà sufficiente?
LE TREMITI AVRANNO IL CENTRO OPERATIVO DI PROTEZIONE CIVILE

La sanità pubblica italiana vive una fase di profonda crisi strutturale. A denunciarlo è l’ottavo Rapporto Gimbe 2025, presentato dal presidente della Fondazione Nino Cartabellotta, che evidenzia gravi carenze di personale, ritardi nella riforma dell’assistenza territoriale e una crescente dipendenza dal sistema privato. “Rimane incomprensibile la scelta di formare più medici senza prima arginare la loro fuga dalla sanità pubblica”, ha dichiarato Cartabellotta sottolineando come la carenza di infermieri stia ormai compromettendo l’efficienza del Servizio sanitario nazionale.Meno infermieri, troppi medici in uscita
L’Italia dispone di 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro una media Ocse di 9,5. In parallelo, mancano oltre 5.500 medici di medicina generale, lasciando scoperta l’assistenza di base e aggravando la pressione sugli ospedali. La carenza di personale rischia di vanificare la riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr. Al 30 giugno 2025, solo il 2,7% delle Case della Comunità dispone di personale medico e infermieristico completo, mentre sono attivi appena il 26% degli Ospedali di Comunità. “Oltre al completamento delle strutture permane l’incertezza sulla reale disponibilità dei medici di famiglia a lavorare in questi presidi”, si legge nel rapporto.Crescono le rinunce alle cure e la spesa delle famiglie
Nel 2024 la spesa sanitaria totale ha raggiunto 185,1 miliardi di euro, di cui 47,6 miliardi sostenuti direttamente dalle famiglie. Oltre 5,8 milioni di italiani, pari al 9,9% della popolazione, hanno rinunciato a una o più prestazioni sanitarie, con punte del 17,7% in Sardegna. “L’aumento della spesa privata rompe il patto tra cittadini e istituzioni, lasciando milioni di persone senza sicurezza di accesso a una sanità pubblica efficace”, denuncia Cartabellotta.Divari territoriali e crescita del privato
Solo 13 Regioni risultano pienamente adempienti ai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Tra le regioni del Mezzogiorno in regola figurano Puglia, Campania e Sardegna, ma la mobilità sanitaria continua a pesare: nel 2022 il saldo negativo delle regioni meridionali ha superato i 5 miliardi di euro. L’aspettativa di vita nel Sud Italia resta fino a tre anni inferiore rispetto alla media nazionale. Nel frattempo, cresce il ruolo del settore privato: su 29.386 strutture sanitarie, ben 17.042 (58%) sono private accreditate, mentre la spesa per il “privato puro” è aumentata del 137% tra il 2016 e il 2023.M“Si sta creando un binario parallelo al pubblico riservato solo a chi può permetterselo”, spiega Cartabellotta.Fascicolo sanitario ancora incompleto
Anche la digitalizzazione resta indietro: il Fascicolo Sanitario Elettronico è ancora incompleto e disomogeneo tra le regioni. Al 31 marzo 2025, solo 6 documenti su 16 (tra cui lettera di dimissione, referti e prescrizioni) risultano disponibili in tutte le Regioni. Per Gimbe, serve una scelta politica netta per salvare la sanità pubblica: “O si considera la salute un investimento strategico, o si condanna il Ssn a un lento smantellamento.”

COMMENTI

WORDPRESS: 0