CORSI E RICORSI

CI DEVE essere stata una forza occulta che ha decretato che quel consiglio comunale convocato per venerdì santo, alla vigilia della Pasqua, non si

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CI DEVE essere stata una forza occulta che ha decretato che quel consiglio comunale convocato per venerdì santo, alla vigilia della Pasqua, non si dovesse tenere. Per la verità quella convocazione era stata largamente contestata dalle opposizioni consiliari, in nome di quel venerdì santo dedicato ai riti Pasquali. Se ne chiedeva il rinvio di alcuni giorni in considerazione della circostanza – si evidenziava – che all’odg non vi erano punti che richiedevano una trattazione urgente. Tutte le pressioni in tal senso sono cadute difronte alla posizione del sindaco La Marca che obiettava che dopo tutto si poteva lavorare anche di venerdì santo.
UNA CONTROVERSIA sottile e pressoché snobbata dal clamoroso epilogo nell’aula consiliare. L’assemblea è saltata, ma per iniziativa della stessa maggioranza che, dopo qualche battuta iniziale, ha chiesto una pausa dopo della quale non si è più presentata in aula facendo andare deserta la seduta. Insomma l’assemblea consiliare quel venerdì santo non si è tenuta. E i motivi non sono stati quelli riconducibili alla particolare ricorrenza pasquale. Sono rimasti nel limbo delle supposizioni che naturalmente sono corse, dalle più banali alle più insidiose. E’ mancata una qualche spiegazione, le giustificazioni rinviate a dopo il chiarimento che le forze che compongono la maggioranza politica terranno, è stato detto, mercoledì 23, a festività pasquali esaurite.
NATURALMENTE le minoranze hanno dato fuoco alle batterie degli attacchi più feroci e pungenti, condannando l’accaduto con le argomentazioni variegate e colorate. Quel consiglio saltato è fatto passare come un atto di arroganza, incapacità, i vari accapo di sostanziale importanza amministrativa accantonati irresponsabilmente. Fino a ravvisare la fine della maggioranza.
INSOMMA, fuori dalle schermaglie d’occasione, un film già visto. Volgendo lo sguardo all’indietro in qualche decennio, troviamo le stesse sceneggiate (ma anche peggio), con gli stessi attori (in gran parte), le medesime argomentazioni. Una infezione purulenta che striscia imperterrita. Un crescendo indecoroso, inammissibile delle cui conseguenze è vittima la città, Manfredonia, sempre più allo sbando, esclusa da ogni indirizzo di sviluppo strutturale, con una serie di inconcepibili fallimenti sociali, lontana da quel rilancino nel contesto virtuoso di una resilienza che altrove trova terreno favorevole. La gente va via, le attività produttive languono, l’economia arranca.
IL PASSATO che ritorna, si rimescola, condiziona. Tra le “voci” corse in questo triste frangente di “politica” amministrativa, quelle che fanno riferimento all’assetto della tecnostruttura comunale, ad un debito fuori bilancio emerso dalle nebbie di “quel passato” chiacchierato e invalidato. Corsi e ricorsi che gettano un’ombra cupa sul presente e ancor più indecifrabilmente sul futuro prossimo.
A RENDERE più nero, se possibile, lo scenario sono arrivati due episodi che rafforzano l’inquietudine generale: una fucilata all’automobile parcheggiata della madre di un magistrato manfredoniano impegnato nella Procura delle Repubblica di Foggia, in processi che vedono alla sbarra manfredoniani implicati in attività criminali; l’incendio di due automobili. Il quadro è completo ma non esaustivo. I lati oscuri sono tanti, si percepiscono, magari si vociferano. E chi dovrebbe quanto meno concorrere decisamente alla sterzata decisiva ad un andazzo che non promette nulla di buono, vale a dire quel manipolo di eletti dal popolo (di maggioranza e di opposizione) ai quali è stato demandato il compito di amministrare la città, si trastulla in giochetti che non hanno nulla a che vedere, anzi, con la drammaticità della situazione.
Michele Apollonio

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