La palma sulla città

Nel cuore del centro storico di Manfredonia si trova la palma più antica e imponente della città. Un tempo celata tra le mura della scuola Orsini,

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Nel cuore del centro storico di Manfredonia si trova la palma più antica e imponente della città. Un tempo celata tra le mura della scuola Orsini, ora si erge fieramente, ed è visibile da lontano, ad esempio dallo spiazzale della chiesa della Croce. Alta circa 20 metri, questa maestosa pianta ha assistito silenziosamente agli oltre ultimi cento anni di storia di Manfredonia, custodendo momenti anche drammatici vissuti all’interno delle mura di un antico edificio che nel corso dei secoli ha cambiato diverse destinazioni.

Tra le testimonianze più antiche di quella che oggi è la scuola Orsini, ad esempio, vi è il soggiorno di Santa Brigida di Svezia, patrona d’Europa, nel 1372, mentre andava in visita alla grotta di San Michele. Nel 1678 l’attivissimo arcivescovo sipontino Vincenzo Maria Orsini, divenuto poi papa con il nome di Benedetto XIII, decise di dare all’edificio ormai vecchio ed obsoleto nuove forme e di istituirvi il Seminario. Fu perfezionato da vari arcivescovi ed in particolare da Monsignor Francesco Rivera (1742-1777) che vi aprì uno studentato e ne affidò la direzione-guida ai Padri Scolopi.Qui studiarono illustri personaggi, tra cui, nel Settecento, San Pompilio Maria Pirrotti che ha introdotto pratiche religiose vive ancora oggi, come la Via Crucis.

Nel 1860 divenne una caserma, ma dopo alterne vicende i locali divennero sede di scuola dell’infanzia, per persone agiate e per i poveri. E dei bimbi meno fortunati si prendevano cura le suore di San Francesco da Paola, che li accudivano come mamme, offrendo loro amore, protezione e istruzione. Durante la guerra l’edificio fu adibito a luogo di primo soccorso e qui giungevano feriti anche dai paesi limitrofi. Divenne la prima sede del Liceo Classico di Manfredonia e dal 1999 è ufficialmente scuola materna ed elementare intitolata all’arcivescovo Vincenzo Maria Orsini.

La palma ultracentenaria, piantata probabilmente a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, spicca nel giardino interno della scuola, testimone di due guerre mondiali e di innumerevoli storie di vita vissuta sotto la sua ombra, di lacrime e sorrisi, di giochi a nascondino, delle urla di soldati feriti, e forse di prime timide cotte. E chissà quella chioma che ora svetta da lontano quante storie potrebbe raccontare, mentre con fierezza domina uno degli edifici più antichi e affascinanti della città.

Maria Teresa Valente

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