Foggia, c’è l’indagine su D’Alba: «Favoreggiamento dei clan»

Non ha denunciato le estorsioni a cui è stato sottoposto per almeno tre anni da uno dei tre gruppi che compongono la Società foggiana. Ed è per q

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Foggia, c’è l’indagine su D’Alba: «Favoreggiamento dei clan»

Non ha denunciato le estorsioni a cui è stato sottoposto per almeno tre anni da uno dei tre gruppi che compongono la Società foggiana. Ed è per questo che l’accusa di favoreggiamento ipotizzata nei confronti dell’imprenditore foggiano Michele D’Alba è aggravata dall’aver agevolato la Società foggiana. D’Alba, 64 anni, ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini firmato dalla pm della Dda di Bari, Bruna Manganelli, che si incrocia e rafforza le interdittive emesse dal prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, nei confronti di Tre Fiammelle e poi Lavit, le società di famiglia che hanno interessi negli appalti pubblici e in particolare nelle Asl pugliesi.

La vicenda infatti è nota, ed è esattamente la stessa posta a base delle due interdittive (quella nei confronti di Tre Fiammelle ha già superato il vaglio del Tar di Bari). E che – si apprende adesso a valle del deposito degli atti – aveva portato all’iscrizione di D’Alba nel registro degli indagati già ad aprile 2020, quando l’imprenditore fu interrogato con l’assistenza del difensore Nicola Traisci: con le sue dichiarazioni reticenti, l’imprenditore avrebbe aiutato due mafiosi foggiani, Francesco Tizzano ed Ernesto Gatta, ad eludere le indagini sull’estorsione perpetrata ai danni della Tre Fiammelle. Tizzano e Gatta sono stati condannati rispettivamente a 14 e 10 anni nel processo di appello Decima Azione.

La Dda di Bari coordinata dall’aggiunto Luigi Giannella e dal procuratore Roberto Rossi mette così nel mirino la zona grigia, quella della contiguità tra imprenditoria e clan, in un territorio dove il confine è sempre stato labile. L’episodio incriminato risale a fine ottobre 2017

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