È allarme in Puglia per i virus trasmessi dalle zanzare: parla la prof.ssa Chironna

Aveva lanciato l’allarme in tempi non sospetti, quando cioè si parlava di influenza (e di Covid). «Lo scorso - diceva a gennaio - è stato un anno

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Aveva lanciato l’allarme in tempi non sospetti, quando cioè si parlava di influenza (e di Covid). «Lo scorso – diceva a gennaio – è stato un anno particolare per la Puglia a causa di arbovirus e cambiamenti climatici. Vedremo cosa ci aspetta nei prossimi mesi». Maria Chironna, docente di Igiene dell’Uniba, insignita a dicembre dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica per essersi particolarmente distinta nel campo sanitario, medico e scientifico, non usa giri di parole.

«Potremmo nuovamente osservare – dice – casi “autoctoni “di malattie da Arbovirus (ARthropode-BOrne Virus), virus trasmessi da artropodi, da vettori animali, principalmente zanzare, a cominciare dalla febbre del Nilo, o infezione da West Nile Virus (WNV), e da casi di Usutu virus. A preoccuparci ci sono le forme neuro-invasive di queste malattie. Lo scorso anno in Italia non solo abbiamo avuto centinaia di casi di arbovirosi, ma è successo quello che temevamo, si sono cioè verificati casi autoctoni di dengue, una malattia considerata prima esotica e ora presente anche nel nostro Paese. E nei decenni scorsi abbiamo avuto anche focolai epidemici di chikungunya in regioni come Emilia Romagna, Lazio e Calabria. Inoltre, sono in aumento anche i casi di queste malattie da importazione a causa di viaggi sempre più frequenti in aree endemiche». 

In Puglia, considerata prima regione a basso rischio di WNV, lo scorso anno sono stati registrati 6 casi di encefaliti da WNV e sono stati intercettati anche due donatori viremici grazie ai controlli sistematici introdotti sulle donazioni di sangue. «Questi sono importanti campanelli d’allarme. La correlazione tra le temperature e aumento di casi di arbovirosi, inclusi quelli autoctoni, è principalmente dovuta al fatto che i vettori di queste malattie, come le zanzare, prosperano in condizioni di calore e umidità. Temperature più elevate possono accelerare il ciclo di vita delle zanzare, aumentare la loro attività e favorire la sopravvivenza degli agenti patogeni all’interno di esse. Inoltre, il fenomeno della tropicalizzazione del clima può espandere l’habitat delle zanzare, portando a un aumento del rischio di trasmissione di arbovirosi in aree precedentemente non endemiche. Inoltre, bisogna anche considerare gli enormi flussi di merci e persone a livello globale». 

Contrastare l’azione delle zanzare, una volta che si sono insediate, necessita l’adozione  di misure diverse. «L’eliminazione dei ristagni d’acqua in sottovasi o altri contenitori per impedire alle zanzare di deporre le uova, mantenere aree aperte e cortili liberi da rifiuti che possono favorire l’attecchimento, utilizzare zanzariere per impedire l’ingresso di questi fastidiosi insetti nelle case e, fondamentale, costante utilizzo di repellenti sulla pelle per impedire le punture e utilizzo  di insetticidi e di dispositivi per tenere lontane le zanzare. Inoltre, bisogna cominciare subito, dove c’è la massima concentrazione di persone, con le disinfestazioni periodiche. In ogni caso, il nostro Ssn è attento alla sorveglianza e alla gestione delle arbovirosi, al fine di proteggere la salute pubblica. Non a caso da anni esiste un piano nazionale di contrasto alle arbovirosi con azioni previste per cercare di evitare una escalation del fenomeno. Sarà importante una capillare applicazione di tutte le indicazioni del piano per mitigare l’impatto di queste emergenze infettive. Inoltre, la cooperazione internazionale è fondamentale per affrontare efficacemente il problema delle malattie trasmesse da zanzare che possono attraversare facilmente le frontiere».

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