Traffico illecito di rifiuti nel Foggiano, la ricetta dell’imprenditore antimafia: “Servono i termovalorizzatori”

Anche Lazzaro D'Auria, rappresentante dell'associazione Fai antiracket 'Luigi e Aurelio Luciani', testimone di giustizia contro la mafia foggiana,

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Anche Lazzaro D’Auria, rappresentante dell’associazione Fai antiracket ‘Luigi e Aurelio Luciani’, testimone di giustizia contro la mafia foggiana, ha preso parte alle audizioni sul traffico illecito dei rifiuti. In premessa l’imprenditore ha evidenziato una differenza tra Centro-Nord e Sud Italia in termini di termovalorizzatori, 26 a 6 il risultato, evidenziando come in Puglia ve ne siano due: a Manfredonia e a Massafra. “In compenso abbiamo tantissime discariche a cielo aperto” ha sottolineato. “La mafia non fa altro che approfittare di questo scompenso di smaltimento dando un’offerta e un costo minore per lo smaltimento” ha aggiunto. 

La necessità di smaltire i rifiuti e i costi elevati, spingerebbero gli imprenditori a rivolgersi al sistema illegale, a diventare collusi con la malavita organizzata.  Ma il problema per D’Auria è un altro: “Chi viene colto in flagranza di reato viene soltanto denunciato a piede libero“.

Secondo l’imprenditore antimafia dovrebbero invece essere arrestati immediatamente, mentre i beni che vengono utilizzati, mezzi e capannoni, dovrebbero essere confiscati e non sequestrati, come anche gli stessi beni che vengono acquisiti con il guadagno dello smaltimento illecito. “Le persone accusate per certo, non possono stare in libertà, altrimenti la mafia continua tranquillamente”.

Nonostante sia in principio contrario ai termovalorizzatori, per D’Auria bisognerebbe dotarsi di più impianti, perché, sottolinea, “un incendio di ecoballe o l’inquinamento delle falde acquifere può fare molti più danni”.

Nemmeno, secondo l’imprenditore dell’agroalimentare, si può pensare di contrastare questo fenomeno, in un territorio molto esteso come la provincia di Foggia, soltanto rafforzando le forze dell’ordine. Ce ne vorrebbero tantissimi, il che, effettivamente, diventa una opzione improponibile.

Un’altra soluzione, secondo il rappresentante Fai Antiracket, potrebbe essere quella della digitalizzazione dei formulari, cosicché tutti possano sapere quando parte lo smaltimento e dove va a finire. “Durante un controllo il pubblico ufficiale avrebbe una velocità immediata per vedere se il camion è provvisto di un formulario onesto o fotocopiato”.

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