26 Febbraio 1266 l ultimo giorno di un Re

Il giorno sorgeva lentamente su Benevento e l'aria era carica di tensione quel 26 febbraio del 1266. Nella fioca luce dell'alba, re Manfredi di

Camera commercio Foggia, approvato il bilancio preventivo: 1,5 milioni per le imprese
Il Viminale ai sindaci, sempre il doppio cognome se manca l’intesa dei genitori
DOMANI LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LACRIME DI PRIMAVERA”

Il giorno sorgeva lentamente su Benevento e l’aria era carica di tensione quel 26 febbraio del 1266.

Nella fioca luce dell’alba, re Manfredi di Svevia spiccava tra i suoi uomini come un’ombra imponente avvolta nell’armatura scintillante. Il suo sguardo, solenne e penetrante, scrutava l’orizzonte, dove il nemico si accampava.

Nonostante il peso della responsabilità gravasse sulle sue spalle, il re non poteva abbandonarsi alla paura. Il suo spirito era come una fiamma ardente, alimentata dalla fede nel destino del suo popolo e del suo regno.

Montando il suo destriero, il re bello, biondo e di gentile aspetto si avviò verso il campo di battaglia, con lo stendardo reale sventolante al vento. L’aria fredda e tagliente bruciava nei suoi polmoni, ma il fuoco della sua determinazione non conosceva affanno.

La battaglia iniziò con il fragore dei tamburi e lo scintillio delle spade. In mezzo al caos e alla confusione, Manfredi, che aveva osato opporsi persino al papato, combatteva con la furia di un leone, guidando le sue truppe con ardore e coraggio.

Fu in quel momento cruciale che nel campo di Manfredi si verificò un tradimento devastante. Molti abbandonarono il re, gettando un’ombra funesta sulla scena del conflitto che stava per consegnare la vittoria agli angioini. Ma il coraggio di Manfredi non conosceva limiti. Vedendo le sue truppe vacillare, si pose coraggiosamente alla loro testa, determinato a infondere loro nuova forza e coraggio, e con l’ultima schiera di nobili e cavalieri, si gettò in una carica disperata ed eroica.

Un ultimo pensiero all’amata moglie e ai suoi figli. Poi, con il sole che tramontava all’orizzonte, Manfredi cadde senza vita sul campo di battaglia, circondato dai corpi dei suoi compagni e confondendosi tra loro. Con il suo ultimo respiro, re Manfredi di Svevia lasciò questo mondo, ma il suo spirito indomito continuerà ad ispirare per sempre coloro che audacemente sognano grandi traguardi e si battono con determinazione per realizzarli.

Maria Teresa Valente

COMMENTI

WORDPRESS: 0