CANDIDATI SI, CANDIDATI NO

È INDUBBIO che è il nome o i nomi dei candidati alle amministrative di giugno, a dare una connotazione realistica al lavoro che le varie formazioni

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È INDUBBIO che è il nome o i nomi dei candidati alle amministrative di giugno, a dare una connotazione realistica al lavoro che le varie formazioni politiche o comunque riferibili a quella funzione, hanno intrapreso per rendere concretezza all’appuntamento di giugno prossimo con le urne elettorali per eleggere il nuovo governo cittadino. Sintesi di tale lavoro indubbiamente delicato, ponderoso e responsabile, sono i nomi di coloro che saranno proposti al vaglio dell’elettorato. Ora sono un mistero che dovrà essere svelato, come in Turandot, alla fine delle consultazioni.
LA CIRCOSTANZA per tanti aspetti giustificata, del riserbo che ammanta gli incontri in corso delle varie rappresentanze politiche (ma anche nelle associazioni culturali il dibattito è aperto), è motivata dalla difficoltà di indicare persone alle quali affidare il gravoso onere (onori a parte) di gestire un Comune oggettivamente in cattive acque. Le aspettative sono tante acuite dai rovesci abbattutisi su Palazzo San Domenico. Anche quella tanto invocata decisa svolta verso il nuovo nella quale tanto si era investito in termini di fiducia, è naufragata nella più cocente delusione. Un grave inciampo che rende ancor più delicata e complicata la situazione. Ma al tempo stesso rafforza l’imperativo a superare il momento drammatico e a dare le giuste risposte per evitare di cadere in tranelli orditi non si sa quanto in buona fede, e dunque riportare Manfredonia sulla retta via della democrazia partecipata.
ED È FUORI di dubbio che tale processo vivificatore passa da chi sarà chiamato a dare concretezza operativa a tale impegno. La gente, l’elettorato, si aspetta di vedere indicati per la guida della città, persone di rango, di riconosciuto prestigio, che abbiano la voglia e la propensione a occuparsi disinteressatamente delle questioni del governo della città latenti da fin troppo tempo sempre più sospinte in un groviglio inestricabile di tensioni roventi. Gente per bene, si semplifica. Che sia un uomo o una donna. Anzi nella pubblica opinione va sempre più radicandosi l’idea di una donna sindaca. Nella storia dei governi comunali di Manfredonia non c’è mai stata una donna sullo scranno più alto del consiglio comunale: nei vari altri ruoli si, come assessore e consigliere, e fin dai consessi del dopoguerra. Da tempo ormai le donne con specifica preparazione, sono presenti con prestigiose funzioni, in tutti i settori della vita pubblica e privata. Un plus valore ormai stabilizzatosi e da utilizzare anche a Manfredonia.
POTREBBE essere questa l’occasione giusta per un via libera all’altro genere per governare la città. Non è stato certo un caso, ma una iniziativa ragionata e ponderata quella portata avanti da cinque donne che ha prodotto la caduta dell’amministrazione Rotice. E sono ancora le donne, tre commissarie vice prefetto, a governare la città. Naturalmente anche per la candidata donna, così come per il candidato uomo, le pregiudiziali personali e oggettive in funzione del delicato e gravoso compito cui saranno chiamati a svolgere, dovranno essere scrupolosamente vagliate. La posta in gioco è troppo importante per fallire. Un’altra volta.
Michele Apollonio

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