Caro vita in Puglia: «La spesa nell’arco di 12 mesi è una mazzata»

L’olio di oliva è schizzato del 58% (e l’extravergine del 44,7”). Fra gli ortaggi e le verdure le zucchine sono aumentate del 36%, gli asparagi coltiv

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L’olio di oliva è schizzato del 58% (e l’extravergine del 44,7”). Fra gli ortaggi e le verdure le zucchine sono aumentate del 36%, gli asparagi coltivati del 30%, la cipolla bianca del 29,9%, i cetrioli, le cicorie e le cime di rapa di oltre 25%. In quanto alla frutta, il balzo è soprattutto dell’uva d’Italia (94%), addirittura raddoppiata per averla a tavola nel periodo natalizio, e delle pere Abate (+41,7%).

Caro vita in Puglia: «La spesa nell’arco di 12 mesi è una mazzata»

Sono i dati più significativi rilevati a dicembre, rispetto allo stesso mese del 2022, dall’Istituto Pugliese Consumo, cui sono affiliate 16 associazioni di tutela dei consumatori (le più rappresentative), facenti parte della Consulta Regionale Consumatori Utenti, grazie al monitoraggio dei listini di pesce, olio, pasta, pane, salumeria, formaggi, carne, frutta fresca, legumi, ortaggi e verdure (per un totale di 80 prodotti agroalimentari) in 30 punti vendita pugliesi di 13 marchi diversi (da Coop a Deca, da De.co a Dok da Famila a Lidl, fra gli altri) e in due mercati coperti del capoluogo.

«Nonostante continui la fase di flessione dell’inflazione, dovuta esclusivamente al calo dei prezzi energetici, i prezzi dei beni alimentari e di prima necessità continuano a essere il vero problema da affrontare e risolvere: nel 2023 sono aumentati del 9,8%» afferma la presidente dell’Adoc (fra le associazioni aderenti all’IPC), Anna Rea.

«Quella dei prezzi è la vera emergenza nazionale. Tutte le famiglie, soprattutto quelle a reddito fisso, hanno difficoltà oggettive nel poter spendere, come abbiamo visto anche a Natale. Nonostante sia stato confermato il cuneo fiscale sui salari, inserito dal Governo Draghi, questa misura non ha comportato comunque un recupero del potere d’acquisto. Riteniamo non più rinviabile, dopo il flop del carrello tricolore, un incontro con tutti i protagonisti della filiera, dal produttore al consumatore, per trovare insieme e responsabilmente le soluzioni più adeguate. Crediamo sia indispensabile intervenire sulla filiera dei prezzi perché quella del potere d’acquisto è uno degli obiettivi da affrontare nel 2024».

In effetti gli italiani hanno speso nel 2023 circa 9 miliardi in più per mangiare meno perché a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare le quantità acquistate. È quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati Istat sull’inflazione rispetto all’anno precedente. «Sono gli effetti dell’aumento dei prezzi al consumo nel comparto alimentare che nell’anno appena trascorso – sottolinea la confederazione – mostrano un’accelerazione della crescita media annua con +9,8% rispetto all’+8,8% del 2022. Nella seconda metà dell’anno scorso si è verificata tuttavia una decisa dell’attenuazione della dinamica tendenziale, con i prezzi dei beni alimentari che sono aumentati in media del 5,8% a dicembre anche se restano tensioni sia sulla frutta fresca e refrigerata (+13,9%) che sui vegetali freschi o refrigerati (+13,1%) per i consumatori mentre i produttori agricoli non riescono a coprire i costi di produzione».

In generale, il rialzo di prezzi e tariffe che ha colpito tutti i settori nel 2023 è costato in media 1.796 euro a famiglia a titolo di maggiore spesa annua, secondo il Codacons. A parità di consumi, l’ultimo tasso di inflazione del 5,7% rilevato si traduce in un aggravio di spesa da +1.796 euro a nucleo su base annua. «Il rallentamento dell’inflazione nell’ultimo periodo dell’anno è da attribuire unicamente all’andamento al ribasso dei beni energetici, mentre per i beni primari come gli alimentari la crescita dei prezzi rimane sostenuta – afferma il presidente di Codacons Carlo Rienzi -. Le misure di contrasto adottate dal governo, dal paniere salva-spesa ai cartelloni sui prezzi medi della benzina, non hanno avuto gli effetti sperati, e speriamo che nel 2024 si introducano provvedimenti davvero efficaci per contrastare speculazioni e rincari e tutelare le tasche dei cittadini».

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