Crolla il numero delle edicole in provincia di Foggia

La crisi dell’editoria è anche la crisi dei “giornalai”. In 4 anni, sono sparite quasi 2.700 edicole in tutto il Paese, di cui 2.327 erano imprese

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La crisi dell’editoria è anche la crisi dei “giornalai”. In 4 anni, sono sparite quasi 2.700 edicole in tutto il Paese, di cui 2.327 erano imprese individuali. Una perdita secca superiore al 16% (-18,6% considerando le sole ditte individuali), con tassi di variazione anche a doppia cifra in tante province, a partire da Isernia, che ha visto chiudere oltre un terzo delle unità locali, Trieste che registra un -31,1%, Ancona che supera il -30%. L’elaborazione, realizzata da Unioncamere-InfoCamere sui dati del registro delle imprese, mostra che, in pratica, solo Bolzano e Sondrio, grazie all’apertura di una nuova edicola nel quadriennio, vedono crescere questa tipologia di impresa, mentre Oristano mantiene tutte le sue 51 rivendite di giornali.

In termini assoluti è la Lombardia la regione che fa registrare il calo più rilevante di attività, ben 430 in meno tra il 2019 e il 2023. In termini percentuali, invece, il Molise fa registrare un calo di imprese superiore addirittura al 30%. In Puglia, al 30 settembre 2023, sono stati registrati 719 punti vendita, dei quali 639 relativi a imprese individuali, facendo registrare un calo complessivo di ben 109 punti vendita, ovvero il 13,2%.

A fine settembre scorso, comunque, i punti vendita di giornali e periodici contavano su circa 13.500 localizzazioni, mentre a settembre 2019 erano oltre 16mila. In valori assoluti, sono i lettori di quotidiani soprattutto di Roma che oggi devono fare i conti con la rarefazione dei “giornalai”: nel territorio provinciale ne sono rimasti 1.138, 303 in meno di quattro anni fa (-21%).

Anche a Torino, però, giornali e riviste sembrano andare parecchio meno di moda. Qui oggi si contano 501 rivendite, 138 in meno di settembre 2019 (-21,6%), mentre Milano ne perde 129 (-11,9%), scendendo così sotto le mille edicole. La riduzione delle rivendite non è solo un danno per quanti continuano a preferire aggiornarsi sulla carta stampata piuttosto che su strumenti digitali, è anche un peccato sotto il profilo della crescita della componente femminile e giovanile nell’impresa. Considerando le quasi 12mila imprese registrate a fine settembre (al netto, quindi, delle unità locali aggiuntive), 4.450 risultano essere femminili e 701 giovanili.

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