Una Piazza senza Anima

QUESTA volta i “soliti vandali” non c’entrano. A far cadere a terra riducendola in pezzi, la targa di travertino che indicava la “Piazza Maestri d’a

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QUESTA volta i “soliti vandali” non c’entrano. A far cadere a terra riducendola in pezzi, la targa di travertino che indicava la “Piazza Maestri d’ascia”, è stato il vento: una vera tempesta di vento abbattutasi nei giorni scorsi in città. A indicarne la violenza, è proprio quella targa piantata su un palo ai margini del viale che costeggia quella spianata protesa sul mare del porto storico. Una raffica di vento l’ha fatta volare via come un fuscello. Ma non è stato quello l’unico danno: sono stati divelti numerosi alberi in città e a Siponto, e abbattuti alcuni pali della illuminazione pubblica caduti sulle automobili parcheggiate.
NIENTE vandali quindi. Almeno per quello specifico episodio: perché tracce evidenti e spregevoli di danneggiamenti attribuibili ai vandali, vale a dire chi commette azioni di danneggiamento, distruzione, imbrattamento di beni materiali o immateriali senza alcun motivo, se ne trovano anche in quella piazza che venne realizzata grazie al sacrificio dei maestri d’ascia che operavano su quel tratto di mandracchio per costruire barche. La trasformazione da luogo lavorativo e dunque economico, a piazza ad uso di ritrovo di diporto e di svago, ha rappresentato un passo per aumentare l’offerta turistica cittadina. Un passo che faceva preludere al piano regolatore portuale e alla ristrutturazione dell’intero fronte mare. Nell’attesa (secolare) di quelle belle idee e speranzose intenzioni, quella Piazza Maestri d’ascia rimane senza anima, usata per ben altri usi come innanzi accennato.
QUELLO di vandali invariabilmente rimasti ignoti, è un modo vile e arrogante di arrecare danno alla propria città, uno sberleffo alla storia cittadina, un oltraggio a beni che appartengono anche a quei “valorosi” guastatori. Per quella piazza gioca sfavorevolmente il luogo appartato e poco frequentato, propizio dunque per abbandonare furtivamente sacchetti di immondizia (gesto alquanto diffuso in tutto il territorio), imbrattare muri e cornicioni di aiuole usate per luogo dei bisogni dei cani, anche se la cacca la si trova sparsa dappertutto con buona pace dei padroncini(ne) che dimenticano di essere cittadini(ne) e si fanno beffe delle precise regole scritte (tranne poi a pretendere l’osservanza dei diritti, ma dagli altri). Si invoca la presenza della polizia locale che scarsa nei ranghi come è ridotta, non riesce a provvedere a funzioni ben più gravi. E d’altra parte: in una comunità in cui si osservano le regole del buon vivere civile, non dovrebbe essere necessario, salvo casi eccezionali, l’intervento della polizia locale o non che sia.
SI SPERA in tempi migliori che si aspetta arrivino col panierino calato dal cielo e non con il contributo interessato, convinto e costante dei cittadini. Non ci sono statistiche inerenti al grado di vivibilità tipo quella stilata per le grandi città: se ci fosse Manfredonia navigherebbe nei bassi fondi.
Michele Apollonio

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