Foggia provincia fragile, il livello di benessere è tra i più bassi d’Italia

Al via la collana regionale dei report 'BesT', un’analisi integrata degli indicatori riferiti alle province e città metropolitane italiane che l’I

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Al via la collana regionale dei report ‘BesT’, un’analisi integrata degli indicatori riferiti alle province e città metropolitane italiane che l’Istat diffonde annualmente dal 2018 e che comprende un ampio set delle misure del benessere equo e sostenibile e le integra con ulteriori indicatori di benessere in grado di cogliere le specificità locali.

Nell’edizione 2023 gli indicatori sono in totale 70, distribuiti in 11 dei 12 domini del Bes 1. Ciascun ‘Report BesT’ presenta il profilo di benessere della regione e delle sue province sotto vari aspetti: la posizione nel contesto nazionale ed europeo, i punti di forza, gli svantaggi, le disparità territoriali, le evoluzioni recenti.

Queste letture, proposte annualmente, si completano con alcuni indicatori sul territorio, la popolazione, l’economia.

Il Bes dei territori pugliesi

Le province pugliesi hanno livelli di benessere relativo più bassi rispetto al complesso dei territori dell’Italia e in alcuni casi del Mezzogiorno. 

Classificando le province italiane in cinque classi di benessere relativo – da bassa, medio-bassa e media a medio-alta e alta – sul complesso degli indicatori disponibili per l’ultimo anno di riferimento – 2020-2022 – soltanto il 23% circa delle misure colloca le province pugliesi nelle due classi di benessere relativo più elevate (la media delle province del Mezzogiorno è pari al 26,4%, quella dell’Italia al 42,7%).

Gli svantaggi sono molto più frequenti

Il 45,9% delle misure relative alle province pugliesi si concentra nella coda della distribuzione nazionale, ovvero nelle due classi di benessere relativo medio-bassa e bassa. Se si considera soltanto la classe di benessere bassa, l’incidenza degli svantaggi nella regione (22%) è di poco inferiore a quella del Mezzogiorno (23,4 per cento) ma supera di 6,9 punti percentuali quella dell’Italia (15,1 per cento).

I risultati migliori

Nell’ultimo anno la città metropolitana di Bari si differenzia positivamente dalle tendenze osservate nelle altre province della regione per la minore percentuale di indicatori nelle due classi più basse (31,1 per cento) e per l’alta concentrazione nella classe di benessere media (44,3 per cento).

La provincia di Barletta-Andria-Trani ha la maggiore percentuale di indicatori nelle classi di benessere alta e medio-alta (27,1 per cento: +4,0 punti percentuali rispetto al dato regionale).

Confrontando i domini, i risultati migliori si registrano nel dominio Sicurezza con il 52,7 per cento delle misure nelle due classi di benessere relativo più elevate; seguono i domini Ambiente e Salute.

In particolare per Ambiente il 33,3 per cento delle misure è nelle classi alta e medio-alta, il 25,0 per cento 1

Nel dominio Salute il 30,6 per cento delle misure è nelle classi medio-alta e alta, il 27,8 per cento nella medio-bassa (non si hanno posizionamenti nella classe bassa).

I punti di debolezza

Foggia e Taranto sono le province più fragili, con circa il 60% degli indicatori nelle classi di benessere bassa e medio-bassa.

La Capitanata risulta in svantaggio su tutti gli indicatori del dominio Salute, ad eccezione del tasso di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso tra le persone di 65 anni e più, che raggiunge il livello più critico della regione nella città metropolitana di Bari (35,3 per 10 mila nel 2020; 30,7 per 10mila la media del Mezzogiorno; 35,7 per 10 mila la media-Italia).

Considerando il complesso delle province, i domini che presentano i maggiori svantaggi sono Paesaggio e patrimonio culturale, con il 61,1 per cento delle misure nella classe bassa, e Innovazione, ricerca e creatività, con il 33,3 per cento nella classe bassa e il 58,3 per cento nella medio-bassa.

Nel dominio Relazioni sociali tutte le province pugliesi si collocano nelle classi bassa e medio bassa della distribuzione nazionale per quota di organizzazioni non-profit per 100 mila abitanti. Nei domini Benessere economico, Istruzione e formazione e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita oltre la metà delle misure è nelle due classi più basse (nell’ordine: 69,5 per cento, 59,2 e 54,3 per cento).

Le disuguaglianze territoriali

Le differenze tra i livelli di benessere delle province con i risultati migliori e quelle con i risultati peggiori sono significative per molti indicatori di tutti i domini. I divari più ampi e frequenti riguardano i domini Sicurezza, Politica e istituzioni e Qualità dei Servizi.

La Puglia tra le regioni Europee

La Puglia si colloca tra le regioni europee con i risultati migliori per due dei nove indicatori BesT disponibili per il confronto: Speranza di vita alla nascita e Mortalità infantile (73°e 72°posto su 234 regioni, anno 2021).

Il risultato peggiore nel ranking delle regioni dell’Unione Europea si osserva nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, dove la Puglia si posiziona al 231° posto su 234 per il tasso di occupazione delle persone di 20-64 anni nel 2022.

Anche nel dominio Istruzione e formazione, nel 2022 la Puglia si colloca su posizioni molto basse sia per la quota di giovani che non lavorano e non studiano (NEET) (224° posto su 228) sia per la percentuale di persone di 25-64 anni con almeno il diploma (230° posto su 234).

Puglia: il territorio, la popolazione, l’economia

Il territorio pugliese, al 1° gennaio 2023 comprende 257 comuni, sei province e una città metropolitana. L’articolazione urbana della Puglia è caratterizzata dalla prevalenza di piccole città e sobborghi. Qui risiede il 60,8 per cento della popolazione, mentre il 34,9 per cento vive in città, una quota leggermente inferiore alla media italiana (35,1 per cento) e del Mezzogiorno (35,4 per cento). Il rimanente 4,3 per cento risiede invece nelle zone rurali.

La popolazione della regione, nel 2023, si attesta a circa 3,9 milioni di residenti e rappresenta il 6,6 per cento della popolazione nazionale. La dinamica demografica, effetto combinato della componente naturale e migratoria, rimane negativa, in linea con il calo in atto dal 2014.

La diminuzione (-52.453 persone in meno, -1,3 per cento rispetto al 1° gennaio 2020) è proporzionalmente analoga a quella dell’Italia.

L’economia regionale si connota per una forte incidenza dell’agricoltura, che coesiste con un settore industriale più rilevante rispetto al Mezzogiorno.Nel 2020 il valore aggiunto complessivo è pari a 65.618 milioni di euro correnti (16.640 euro per abitante), il 4,4 per cento del valore aggiunto nazionale.

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