Piano strategico e Zes unica: la Puglia pensi in grande

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In un precedente articolo ho posto in evidenza come l’istituenda Zes unica dell’Italia meridionale, nel calamitare investimenti esteri soprattutto di grandi player, dovrà competere a livello internazionale ed in particolare nel Mediterraneo con aree già da lungo tempo molto attrattive come ad esempio quelle di Tanger Med e Port Said.

Quella del Mezzogiorno tuttavia non partirà affatto da zero: premesso che con i suoi 19.932.825 abitanti al censimento del 2021 ne avrà di più di ben 21 Stati dell’Unione europea, la Zes unica abbraccerà sistemi agricoli, manifatturieri, logistici e di ricerca scientifica applicata molto forti, ben diffusi sui territori e già da anni ormai saldamente integrati in alcune delle maggiori catene del valore del nostro Paese.

Nel decreto legge 124 del 19 settembre scorso in via di conversione, all’art.11 è prevista da parte della Struttura di missione – la cui istituzione è contemplata dall’art.10 – la predisposizione di uno Schema di Piano strategico della Zes Unica che ne definirà, anche in coerenza con il PNRR, la politica di sviluppo, individuando anche in modo differenziato per le regioni che ne fanno parte, i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari e le modalità di attuazione (il corsivo è nostro). Si stabilisce inoltre che la Struttura di missione predisporrà lo schema di Piano, garantendo la piena partecipazione e, pertanto, l’intesa con le Regioni. Il Piano strategico infine verrà approvato dal Presidente del Consiglio, su proposta dei Ministro per il Sud, di concerto con i Ministri dell’Economia, delle Infrastrutture, delle Imprese e della Protezione civile, previo parere della Cabina di regia.

Si è richiamata larga parte dei 3 commi dell’art.11 per evidenziarne alcuni aspetti sui quali sarebbe necessaria un’attenta riflessione da parte di maggioranza e opposizioni. La Struttura di missione dunque predisporrà uno Schema di Piano – e pertanto un documento di indirizzi, e non certo un piano veterosovietico – partendo da accurate ricognizioni delle specializzazioni produttive «differenziate» delle singole regioni, che dovranno essere individuate con le Istituzioni regionali, puntando a focalizzare i settori da «promuovere», in quanto inesistenti nei vari territori, e quelli da «rafforzarvi» perché già presenti, ma bisognosi di consolidamenti. Anche la legge istitutiva delle Zes del 2017 faceva riferimento a differenze settoriali e territoriali.

Pertanto le Regioni, secondo la loro maggiore o minore capacità programmatoria, svolgeranno un ruolo determinante nella definizione delle linee portanti del Piano di sviluppo che riguarderanno i loro territori.

Il primo comma dell’art.11 inoltre fa riferimento a «investimenti e interventi prioritari» per la crescita della Zes con le relative modalità di attuazione. È presumibile pertanto che alcuni di questi «investimenti e interventi prioritari» possano assumere, almeno nella fase di avvio del Piano, anche una valenza territoriale sovraregionale, come ad esempio interventi in materia di infrastrutture viarie, ferroviarie e idrico-potabili.

Per i comparti da promuovere e per quelli da rafforzare, ogni territorio ha ormai vocazioni particolari e specializzazioni consolidate, e si potrebbe pertanto lavorare a valorizzarle in relazione a loro filiere lunghe: si pensi alla siderurgia, all’automotive, all’aerospazio, alla petrolchimica, alla chimica di base, all’agroalimentare, all’energia.

Volendo ora focalizzare il contributo propositivo che la nostra Regione è chiamata ad offrire alla redazione del Piano strategico, è appena il caso di ricordare che la Puglia già da anni svolge (meritoriamente) funzioni produttive al servizio dell’intero Paese, ospitando siti di valenza strategica di alcuni dei settori appena richiamati. Pertanto nella siderurgia, nella prospettiva del pieno rilancio della fabbrica ionica, il suo acciaio potrebbe essere utile sia ai 61 (se saranno tutti realizzati) grandi parchi eolici off- shore floating previsti nel mari dell’Italia meridionale, e sia all’industria dell’automotive i cui plant di assemblaggio sono a S.Nicola di Melfi, Pomigliano e Atessa. Nell’energia, la Puglia con il suo primato nazionale nell’eolico può candidarsi alla costruzione di aerogeneratori di media e grande potenza – a Taranto invece si producono le pale della Vestas Blades Italia – e delle tecnologie connesse. Così come potrebbe ospitare la costruzione di elettrolizzatori e accumulatore di energia. Ma anche nella chimica di base, Brindisi è un pilastro di quella nazionale e questo giustifica la difesa e l’ammodernamento dell’impianto del P9T della LyondellBasell. Nella lavorazione del pomodoro vi sono già relazioni fra Industrie di Capitanata e dell’Agro sarnese-nocerino. Il Gruppo Casillo macina grani duri e teneri per diversi utilizzatori meridionali e settentrionali. L’aerospazio pugliese è integrato con quello campano nel gruppo Leonardo con i siti di Foggia, Grottaglie e Brindisi. La BHNuovo Pignone a Bari è parte di un gruppo che è presente anche a Vibo Valentia e Casavatore (NA).

Insomma, ci sarà da lavorare con particolare impegno e in doverosa sinergia da parte di Struttura di missione, apparati ministeriali e regionali, coinvolgendo pienamente la cabina di regia. Non sarà, è bene saperlo, un lavoro semplice quello che ci attende: ma la sfida che viene proposta dal Ministro per il Sud agli altri Ministeri e alle istituzioni locali ha il fascino di una nuova grande impresa per il rilancio del Mezzogiorno, connesso a quello del Paese. Allora dovremmo tutti impegnarci in essa soprattutto per dare ragionate speranze di futuro ai nostri giovani.

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