Tieni, questa pesca te la manda mamma

Buongiorno. Intanto, come al solito, comincio col buongiorno. Ecco, questa è una parola che non si nega a nessuno. Chiederebbe sempre almeno una rispo

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Buongiorno. Intanto, come al solito, comincio col buongiorno. Ecco, questa è una parola che non si nega a nessuno. Chiederebbe sempre almeno una risposta. Chi non risponde al buongiorno è probabile che lo faccia perché ha il complesso di inferiorità. A questo proposito, vorrei chiarire che avere il complesso di inferiorità, non vuol dire avere un’orchestra con pochi elementi. Edipo aveva un complesso: chi capisce, capisce. Avere un complesso è facile oggi giorno. Chi non ne ha?

Siamo una società complessa con dei complessi che complicano tutto.

Molti risolvono le loro debolezze riempiendosi di tatuaggi, convinti che quanti più ne indossi, più vali (anche perché costano).

Io non sono nessuno per giudicare, ma un suggerimento sento di darlo: nello scegliere i soggetti per un tatuaggio, non si può vedere sulla stessa spalla, San Nicola e Carmen Russo. E siccome mi è capitato di vederli, dico e che caspita!

I tempi comunque sono cambiati. I modi di pensare, pure. Colpa dei genitori? Non saprei dirlo, ma ho un ricordo in proposito, che forse parla più di quello che posso o non posso pensare io.

Ecco, ricordo che tanto tempo fa ero ancora piccolo e mio fratello era più piccolo di me. Noi due, ogni mattina, andavamo a scuola mano nella mano. “Mi raccomando a tuo fratello!“: queste erano le parole di mia madr,e mentre faceva la nocca al nastro che ornava il collo del grembiule.

Non amavo molto andare a scuola, e quel momento peggiorava di giorno in giorno, perché, puntualmente, mia madre salutandoci mi diceva: “Mi raccomando dagli la mano e mettiti tu al lato della strada!”.

Questo mi faceva pensare che, se finivo io sotto la filovia, a mia madre non gliene sarebbe fregato niente.

Ho sempre lasciato perdere, ma l’ultimo giorno di scuola, non ne potetti più e risposi a mia madre: “Mamma, io sono figlio unico!”

Questa era mia madre.

Mio padre, invece, era sempre d’accordo e diceva sempre la cosa giusta e capivo che lo era perché, ogni volta che mi diceva qualcosa o che io dicevo qualcosa o che mia madre diceva qualcosa, lui chiudeva dicendo: “Esatto!”

Bene, nonostante abbia avuto dei genitori decisamente naif, ho sempre rispettato un modello di vita onorabile e ossequioso nei confronti del prossimo.

Sono sempre stato un bravo cittadino.

Per questo motivo ho vinto numerosi premi.

Fra questi, l’incendio di casa, il furto della macchina, un attentato alla caserma di finanza vicino casa mia, due scippi con frattura alla clavicola, uno a mia madre e uno a mia zia, una revolverata al femore sinistro e, crepi l’avarizia, una tessera di abbonamento per una stagione intera al Piccini.

Mio padre e mia madre, quando si resero conto di aver avuto solo un figlio come me, si separarono.

Non durò molto però e ricordo perfettamente che dopo qualche tempo decisero di tornare insieme. Come capii che erano di nuovo insieme?

Quel giorno mio padre venne a prendermi dal riformatorio e porgendomi una pesca che aveva fra le mani mi disse: “Tieni, questa pesca te la manda la mamma!” “E dov’è la pesca?”, gli chiesi?

Lui mi guardò negli occhi intensamente e mi disse: “mhè, vid cidurm!!”.

Lo avrete capito: questo è come io avrei fatto il famoso spot televisivo che sta andando in onda in questi giorni e di cui forse non si parla più da due minuti.

È’ solo pubblicità. Come questa:

«Pubblicità: Tlimp Tllomp! Tracce di sporco sul grembiulino del tuo bambino? Macchie di unto sulla camiciuola? Sporco di marmellata sulla cravatta di papà? Mamme, non disperate! Contro il vostro bambino super sporco c’è un rimedio sicuro. Sfraganatelo di mazzate. Tlimp Tlomp!».

Ve le farei sentire, oltre che leggere, ma la «Gazzetta» non parla, scrive e basta.

Tlipm Tlomp!

 

Pensieri in libertà nel blog di Gianni Ciardo

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