«Con un’eruzione, Puglia e Basilicata sarebbero ricoperte dalla cenere»

lo sciame sismico in corso ai Campi Flegrei fa tremare Napoli e i comuni limitrofi, causando i primi crolli ed evacuati nell’area di Pozzuoli. Il prof

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lo sciame sismico in corso ai Campi Flegrei fa tremare Napoli e i comuni limitrofi, causando i primi crolli ed evacuati nell’area di Pozzuoli. Il profilo di falce del Vesuvio fa paura ma il vulcanologo Pierfrancesco Dellino rassicura: il monitoraggio è costante e in Puglia e Basilicata il problema maggiore è rappresentato dalle ceneri che potrebbero contaminare gli invasi di acqua potabile e creare disagi alla circolazione sulle strade.

Il professore è uno dei massimi esperti nazionali in questo campo, ordinario di Vulcanologia, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali all’Università di Bari, per 12 anni e due mandati è stato nella Commissione grandi rischi.

«Prima di parlare di Campi Flegrei faccio una premessa: io in Commissione grandi rischi negli ultimi 11 anni ho gestito il livello di allerta col giallo».

In che senso?

«Sui vulcani hai i livelli di allerta basati su una serie di colori: il verde vuol dire che la situazione è normale; il giallo che incomincia a succedere qualcosa, ma sul territorio non fai niente e aumenti il monitoraggio; con arancione cominci a preparare l’evacuazione in alcune aree; col rosso sta per incominciare l’eruzione. Dal 2012 siamo passati dal verde al giallo perché iniziava ad aumentare la portata delle fumarole, così come il contenuto di gas che derivava dal magma direttamente. Nell’ultimo paio d’anni questa attività è cresciuta e oggi abbiamo sismi con aumentata intensità e frequenza e bradisismo».

Vuol dire che ci sarà una nuova eruzione?

«Non si può dire. Significa che queste attività potrebbero, anche se non incomincia un’eruzione, avere un impatto sul territorio? Sì. E perciò bisogna stare più attenti».

A che cosa fa riferimento?

«Per esempio a sismi maggiori. Ma non è detto che l’attività attuale sia prodromica a un’eruzione, per questo c’è un monitoraggio continuo. La fase più delicata ora è un’altra e cioè come si parla onestamente con la popolazione? Perché bisogna essere onesti e trasparenti. Non dobbiamo spingere sulla preoccupazione, ma dire come stanno le cose».

Però non possiamo prevedere il prossimo terremoto e nemmeno l’eruzione?

«La prossima eruzione no ma, col sistema di monitoraggio, speriamo che all’approssimarsi dell’eruzione riusciremo a prevederla e riusciremo ad analizzare l’andamento degli sciami sismici».

Professore tutti sappiamo che il Vesuvio erutterà…

Prima o poi. Sulla base di ciò che è successo, prima o poi è prevedibile che accadrà. Ma “quando” non lo possiamo dire adesso».

Ok. E sappiamo che quella è una zona iper-urbanizzata.

«Certamente».

Nell’ipotesi che vi fosse l’eruzione sarà sicuramente a carattere esplosivo?

Quasi sicuramente, ce lo dice il comportamento del vulcano nei millenni».

E in che modo impatterebbe sul vicino territorio lucano e sulla Puglia?

«Sia i Campi Flegrei che il Vesuvio sono a ovest della Puglia e un certo tipo di attività vulcanica, tipicamente quella esplosiva, porta in atmosfera ceneri che possono essere portate dal vento in Puglia. Infatti qui troviamo resti delle eruzioni dei Campi Flegrei di 3 mila anni fa. Ma anche quella del 1944 ha portato la cenere a Bari. Quindi può arrivare materiale in Puglia e può interessare gli invasi che alimentano l’acquedotto. Inoltre, è prevedibile che una eruzione esplosiva può portare problematiche sulla viabilità».

In che termini le ceneri del Vesuvio potrebbero impattare l’acquedotto in Puglia?

«La cenere vulcanica porta dietro di sé specie volatili e chimiche che possono portare, temporaneamente, a un inquinamento degli invasi. È uno studio che abbiamo condotto, ma si sa che le ceneri che intercettano gli invasi rendono necessaria una chiusura degli acquedotti al fine di fare prima delle analisi».

Quali problemi alla viabilità?

«Un’auto non può circolare se c’è un centimetro di cenere sull’asfalto, perché non può frenare».

E scosse di terremoto?

«Quelle che vediamo in Puglia non sono legate all’attività vulcanica. Il sistema dei Campi Flegrei si frattura e genera onde sismiche perché c’è il sollevamento della crosta che porta queste fenomenologie, non è lo scontro tra placche tettoniche che caratterizza gli Appennini e anche, per certi versi, le nostra zona».

Il piano evacuazione di Protezione civile nel caso di eruzione in Campania prevede il coinvolgimento della Puglia?

«Sì per ospitare la popolazione. Quanto al piano di emergenza con evacuazione oggi la Protezione Civile sta preparando una nuova esercitazione per vedere se siamo pronti. Se la gente ha capito cosa fare. Abbiamo un grosso progetto del Pnrr, coordinato dall’Università di Bari, da me, che si occupa proprio di questo. Si chiama Return (multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR a changiNg climate), calcoliamo il rischio in modo un po’ più evoluto facendo ricerca di base, ci preoccupiamo dell’impatto socio-economico e di come aiutare la popolazione ad attuare misure di mitigazione del rischio. Ci siamo accorti, infatti, che quando parliamo di probabilità e pericolosità, il cittadino viene confuso dal numero e allora dobbiamo essere certi che il linguaggio della scienza che, a volte è un po’ criptico, sia comprensibile».

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