Olio, entusiasmante la nuova campagna di Puglia

«Sarà una straordinaria campagna olearia. Peccato che il caro-prezzi ci rovinerà la festa». Sui quantitativi e sulla qualità del prodotto, quest’anno,

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«Sarà una straordinaria campagna olearia. Peccato che il caro-prezzi ci rovinerà la festa». Sui quantitativi e sulla qualità del prodotto, quest’anno, non ci sono dubbi: la raccolta in Puglia si prospetta eccellente. La riduzione drammatica della produzione, infatti, è soltanto un ricordo e i produttori sono concordi nel ritenere che finalmente si tornerà ai ritmi di sempre, complici anche le abbondanti piogge dell’ultimo trimestre. Perfino gli attori patogeni come la mosca olearia – fatta eccezione che per alcune sporadiche apparizioni – non hanno minato la qualità delle nostre olive. Eppure, a pesare come un macigno, è l’incognita prezzi, che miete la speranza di molti.

«L’olio all’ingrosso ha subìto un aumento del 50 per cento, un riverbero sul prezzo al consumatore finale sarà inevitabile», sostiene Savino Muraglia del «Frantoio Muraglia» di Andria, figlio di generazioni di frantoiani ed esperti coltivatori oleari. Ma di quali numeri stiamo parlando? «Sarà impossibile trovare al supermercato una bottiglia di olio extravergine d’oliva di Puglia a meno di dieci, dodici euro». Se Muraglia ritiene che l’oro giallo locale non subirà forti ripercussioni – «siamo presenti in modo capillare nei principali mercati nazionali e internazionali, situazione favorevole rispetto a chi dovrà acquistare nella grande distribuzione organizzata» – certo è che l’olio costerà di più al consumatore, il che sì che potrà ripercuotersi sulle abitudini quotidiane di tutti. C’è da ricordare che la Puglia è fra i più importanti produttori e venditori di olio Evo in Italia e il rischio che il prodotto resti «invenduto» è assai remoto.

«Semmai bisogna chiedersi quale sarà la situazione fra sei mesi, quando le scorte saranno terminate», ricorda Muraglia, secondo il quale «dovremo in quel caso prepararci al calo». Già oggi in diverse regioni italiane l’olio è pressoché assente, come in Umbria dove si è stimata una perdita del 50 per cento. In alcuni paesi europei, vedi Spagna e Portogallo, la situazione è critica, e in Turchia hanno perfino interrotto l’export per far fronte alla domanda interna. «Senza riserve arriveremo scarichi anche noi. Allora, la sola opportunità da cogliere sarà quella di far finalmente comprendere il vero valore dell’olio extravergine d’oliva italiano, tirandolo fuori da una sottocultura che molto spesso lo vede prezzato a tre euro», conclude Savino Muraglia, che ricopre anche la carica di vicepresidente nazionale di Unaprol, organizzazione di produttori del settore oleario riconosciuta dal Ministero delle Politiche Agricole.

Nel profondo Sud della Puglia, nel Salento, il calo del prodotto sarà riconducibile alle Xylella: «Gli impianti messi a dimora qualche anno fa con le varietà di Favolosa e di Leccino cominceranno proprio in questa stagione i primi cicli di raccolta –; racconta Francesco Barba, titolare di «Donna Oleria» a Monteroni di Lecce – i quantitativi però non saranno considerevoli, è ancora presto. Di certo però è il primo segnale di un nuovo Salento dell’olio, di un Salento in rinascita». Ottima la qualità di un’annata che sarà certamente precoce, «per le temperature settembrine ancora calde». Anche in provincia di Lecce tiene banco il tema dei rincari: «Difficilmente acquisteremo un buon olio estratto a freddo, quindi di qualità eccellente, a meno di quindici euro», chiarisce Barba. Un’impennata che certamente porterà fascia di mercato a cambiare i consumi, ricorrendo magari a prodotti alternativi all’olio Evo o a prezzi più commerciali.

«Chi però è abituato all’eccellenza, continuerà a non farne a meno», sentenzia il produttore di Monteroni. Salendo a Nord di Fasano, dalla Valle d’Itria alla Terra di Bari, gli umori sono buoni. «Ci sarà tantissimo olio, lo raccoglieremo fino a gennaio e anche oltre», anticipa Francesco D’Orazio del «Frantoio D’Orazio» di Conversano. Unica spina nel fianco, i prezzi: «Se il trend resta questo, una bottiglia d’olio costerà non meno di 14 euro al litro», sostiene il produttore, che confessa il timore che il prodotto resti invenduto. La domanda sorge spontanea: «Se ci ritroveremo con le cisterne piene d’olio, prodotto a caro prezzo, cosa faremo noi frantoiani?», si chiede. Secondo D’Orazio, infatti, «l’olio non dovrebbe costare più di 8 euro al litro per reggere la competitività sul mercato e far sì che il consumatore non faccia scelte differenti». A differenza del vino, infatti, l’olio «a caro prezzo» (anche se più durevole nel consumo in cucina) peserebbe di più sulle tasche degli acquirenti, poco disposti a spendere tanto per la materia prima in questione.

Preoccupazioni sui costi elevati dell’olio e sul pericolo dell’invenduto vengono sollevate anche in Basilicata, dove allo stato attuale la siccità sta anche minando la qualità delle olive e compromettendo la raccolta: «I prezzi della materia prima saranno alle stelle, la situazione è davvero preoccupante. Vogliamo chiederci se acquistare una bottiglia d’olio a quindici euro sarà fattibile per il consumatore?», si domanda Sergio Alamprese del «Frantoio Alamprese» di Venosa, Potenza, secondo cui «lavorare in queste condizioni sarà veramente pericoloso».

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