Puglia, la più amata per le vacanze estive. Vi spieghiamo perché

Sarà per il primato dell’acqua - per la balneazione - più pulita in Italia conquistato per il terzo anno consecutivo (un’eccellenza del 99,8%); sarà p

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Sarà per il primato dell’acqua – per la balneazione – più pulita in Italia conquistato per il terzo anno consecutivo (un’eccellenza del 99,8%); sarà per il bianco delle case che sembra accendersi di argento sotto i raggi del sole o per le distese di uliveti a perdita d’occhio: tronchi contorti, nodosi e corrosi in forme bizzarre dal vento; sarà per i centri storici dei paesi, un pullulare di vicoli che sembrano raggomitolarsi tra di loro o per le città che vantano storia, arte e una vivacità culturale; o sarà per il profumo della focaccia che inonda le strade, ma la Puglia – che Guido Piovene definiva “terra di passaggio di venti e di nuvole che galoppano tra mare e mare” – ancora una volta si presenta come la Regione più gettonata per queste ferie estive.

Vieste (foto Giulia Massaro)
Secondo uno studio della piattaforma Booking.com, il principale marketplace di viaggi online, nonostante la tendenza al risparmio, non si vuole rinunciare a piccoli lussi enogastronomici, local o esperienze inconsuete. Anzi, secondo la più recente indagine del Rapporto del Turismo Enogastronomico (curato da Roberta Garibaldi), il 31% degli italiani considera il Tacco d’Italia fra le migliori mete enogastronomiche del Belpaese. Insomma, una regione tutta da vivere. Difficile fare una scelta su dove andare. Noi abbiamo provato a sintetizzare luoghi, tradizioni, aperture, eventi qua e là (per un tour organizzato Boscolo Tour propone “Puglia Meravigliosa”, otto giorni alla scoperta del territorio da Vieste a Lecce, passando pure per Bari e Ostuni).
Il Gargano, “sperone d’Italia” e proteso verso i Balcani, è un Paradiso a portata di mano con le tante romantiche calette e il suo cuore che è Vieste. Un groviglio di vicoli e scalinate che culmina sulla rocciosa Punta di San Francesco, col monastero fortificato e il castello di origine normanno-sveva. L’impronta del mare (anche quest’anno ha ricevuto la bandiera blu) si ritrova al Museo malacologico, tra i più grandi in Europa: espone oltre tredicimila esemplari di conchiglie, diverse per forme, colori, dimensioni, provenienti da ogni parte del mondo (soprattutto dalle Filippine e dagli altri Paesi asiatici) e anche molti fossili di conchiglia. É parte integrante del mare il faraglione di Pizzomunno, un bianco monolito che si erge per 26 metri a guardia del litorale sabbioso. Una leggenda racconta che si tratta di un giovane pescatore, appunto Pizzomunno, pietrificato dal dolore per aver perso la sua fanciulla amata Cristalda, dai lunghi capelli color oro.

In zona si può ammirare un trabucco, un’antica impalcatura per la pesca, e si possono fare anche esperienze autentiche rappresentative della cultura locale (è quanto cerca il 77% dei viaggiatori sempre secondo Booking.com), proprio come la dimostrazione di pesca su un trabucco storico organizzata all’eco resort di Cala Molinella, una realtà che rappresenta un modello di ‘hospitality green’ (ci sono anche laboratori di riciclo creativo). Spostandosi nel Salento, la scoperta è Corigliano d’Otranto, un borgo antico che racchiude il cuore dell’architettura salentina: portali, mignani, depositi e poi la corte dove la famiglia allargata s’incontra per condividere i momenti della giornata. Colpisce il “mignano” (dal latino maenianum, dal nome del censore Gaio Menio, primo artefice di questo tipo di costruzione) il balcone che corre sul recinto lato strada della corte, realizzato per conferire riservatezza alla corte stessa. E ancora le testimonianze dell’eredità grika: molte case a corte hanno ancora qualche iscrizione in greco. Nel mezzo, maestoso, il castello De Monti, un tempo fortezza militare, oggi sede di eventi (è visitabile al suo interno), di forma tronco-conica (la parte inferiore) e a sezione circolare (quella superiore). Bella la facciata barocca realizzata nel XVII secolo, le mensole decorative e le figure antropomorfe lungo la balconata. Le statue, poste all’interno di nicchie, rappresentano quattro Santi e le virtù morali della teologia cristiana (San Michele Arcangelo e la Fortezza; Sant’Antonio Abate e la Temperanza; San Giovanni Battista e la Giustizia), i mezzibusti al di sopra delle finestre raffigurano personaggi dell’epoca. Ogni venerdì sera, all’ora del tramonto (la “golden hour”) si può fare un “aperitivo volante”.

Un’occasione per ammirare fregi ed epigrafi sulla pietra leccese del maniero, passeggiare tra la storia delle sue sale e concludere la visita sulle terrazze, “tra le Nuvole” (bar/bistrot interno). Qui la storia dei popoli che hanno attraversato il castello e il Salento diventa esperienza gastronomica, attraverso una degustazione di vini, birre artigianali e prodotti salentini. Se invece volete portare via un souvenir originale, proprio di fronte affacciano le vetrine del concept store 0,37 Salento Design, a evocare la memoria artigianale del territorio. Si trovano pezzi di antiquariato in stile salentino, originali ex voto, anfore, vasi, profumi per l’ambiente. E per il soggiorno, un consiglio è Casina Montana, a pochissimi chilometri, una piccola Masseria in pietra a secco dell’800, a conduzione familiare con Leo e Lina. Ogni camera, ogni angolo, è curato in ogni dettaglio e parla di Sud, e una ricca colazione (Leo è chef) con focacce o anche con il pasticciotto, il dolce tipico del Salento di pasta frolla ripieno di crema.
Impossibile poi non raggiungere Lecce, la città che anche se si è già vista non è mai “vista” completamente. Un viavai di persone, un confondersi di lingue, un susseguirsi di scatti con il cellulare e di espressioni ammirate di fronte al trionfo di decori scolpiti ovunque. Ci si può avventurare, senza tralasciare il Duomo e Santa Croce, per le strette viuzze lastricate di pietra bianca e porosa (da queste parti chiamata “mazzaro”) che lambiscono le case in ombra. La luce penetra gli spazi, suscita emozioni e un desiderio di profondità. Si gira con lo sguardo all’insù, attratti dalla cornice di una porta o dalla decorazione di un palazzo, che da sole suggeriscono i fasti del passato, e ancora dagli androni dalla volta ribassata, da giardini mediterranei, pozzi e fontane. E poi si abbassano gli occhi per sbirciare in antiche librerie (come quella del Sole) o atelier di moda e design, fino a raggiungere piazza Sant’Oronzo che ancora ne tramanda le origini.

Un tempo, ogni lunedì mattina, proprio al centro della piazza, sotto la statua del Santo Protettore Oronzo, si trattava il prezzo dell’uva, che veniva trasportata con vagoni ferroviari lungo la ferrata Galliano-Canosa per prendere poi le rotte della Francia e del Nord Italia. Una sosta la merita Palazzo BN, in quello che era la sede storica del Banco di Napoli e ha segnato la storia della città negli anni Trenta. Un luogo dove una volta si custodivano risparmi e ora si custodiscono momenti fatti di musica, arte, spettacolo, buona tavola e ospitalità (solo tredici camere-appartamenti) e dove tutto riporta al valore del tempo come bene più prezioso. L’architettura è quella di cent’anni fa, tra marmi, griglie, cassaforte (trasformata in credenza) e ogni dettaglio e ogni nome riporta a un concetto finanziario. In quella che era la vecchia hall dove si alternavano casse e banchieri, dove si sventolavano libretti di assegni si apre l’ampia Food Court con tre diverse proposte gastronomiche, tra cui Buonifico, la trattoria locale healthy. Nella terrazza, giardino pensile, dal martedì alla domenica, la possibilità di aperitivo e al giovedì va in scena la rassegna “Jazz on the Roof” con grandi musicisti anche internazionali.

 

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