Istat: l’Italia è un paese di vecchi, 187 anziani per 100 giovani. Un giovane su 10 lascia prima gli studi superiori

La diminuzione della fecondità, l'innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione. Sono i tre fenomeni rilevant

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La diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione.

Un uomo anziano in bicicletta © ANSA

Sono i tre fenomeni rilevanti dovuti alle trasformazioni demografiche avvenute in Italia negli ultimi anni.

Lo dice l’Istat nella nuova edizione di ‘Noi Italia’. Segnali positivi si registrano per la dinamica migratoria, in aumento rispetto al 2020. La fecondità, in calo da diversi anni, nel 2021 aumenta lievemente (1,25 figli per donna), mentre l’età media al parto sale a 32,4 anni ed è fra le più alte in Europa. La speranza di vita alla nascita, nel 2022, è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne. Dopo il netto calo delle nozze nel 2020, a causa della pandemia, nel 2021 i matrimoni celebrati sono 180.416, l’86,3% in più, rispetto all’anno precedente. Nel 2021, separazioni e divorzi hanno registrato un aumento rispettivamente del 22,5% e del 24,8%, rispetto all’anno della pandemia. Nel 2022, continua ad aumentare l’indice di vecchiaia, raggiungendo quota 187,6 anziani ogni cento giovani.

L’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” dell’Ue. Al 1° gennaio 2022, in Italia, la popolazione residente ammonta a 59.030.133 individui. Nel 2021, alle conseguenze dirette e indirette della pandemia da Covid-19 sulla dinamica demografica osservate nel 2020, si aggiungono gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite. Il decremento della popolazione residente (-0,3% rispetto all’anno precedente) è dovuto in larga misura alla dinamica naturale. Segnali positivi si registrano per la dinamica migratoria, in aumento rispetto al 2020. In Italia, al 1° gennaio 2022, risiedono circa 5 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,5% della popolazione residente. L’83,8% dei cittadini stranieri residenti in Italia si concentra nel Centro-Nord. I cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia, all’inizio del 2022, sono circa 3 milioni e 561 mila. Nel 2021, rispetto all’anno precedente, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati sono stati più del doppio (+127%). Nel 2022, il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (12,0%) è superiore a quello dei cittadini italiani (7,6%).Nel 2022, il tasso di occupazione degli stranieri (64,2%), nonostante la crescita più intensa, risulta ancora inferiore a quello degli autoctoni (64,9%).

Un giovane su dieci (18-24 anni) in Italia abbandona precocemente gli studi superiori. È quanto si legge nel dossier dell’Istat “Noi Italia 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” che diffonde dati relativi fino al 2022. È più bassa rispetto alla media Ue (4,9%) la spesa pubblica per istruzione in Italia (il 4,1% nel 2021). Nel 2022, la quota di adulti tra i 25 e i 64 anni con, al più, la licenza media, è stimata al 37,4%. La quota è maggiore nella componente maschile (40,1%), rispetto a quella femminile (34,8%). Nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 15,1%. Sempre lo scorso anno, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.

Nel 2022 forte squilibrio di genere sul lavoro – In Italia, nel 2022, il tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 20 – 64 anni sale al 64,8% (+2,1 punti percentuali, rispetto al 2021), superando il livello del 2019 (63,5%). Si conferma un forte squilibrio di genere: 19,8 punti percentuali a sfavore delle donne (55,0% a fronte del 74,7% dei coetanei uomini). E’ quanto emerge dalla pubblicazione ‘Noi Italia’ dell’Istat. Sempre lo scorso anno, è cresciuto anche il tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 55 e i 64 anni (+1,6 punti, rispetto al 2021), attestatosi al 55,0%. La crescita dell’occupazione ha riguardato anche i lavoratori dipendenti a termine: la loro incidenza sale al 16,8% (+0,4 punti, rispetto al 2021), con una quota più alta nel Mezzogiorno (22,9%). Contemporaneamente, si registra una lieve riduzione degli occupati part-time, la cui incidenza scende complessivamente al 18,2%, ma con forti differenze fra maschi (8,3%) e femmine (31,8%).

Forte calo di disoccupati nel 2022, soprattutto giovani – Il tasso di disoccupazione, nel 2022, è diminuito di 1,4 punti, rispetto al 2021, scendendo dal 9,5% all’8,1%, con differenze fra la componente femminile e maschile (rispettivamente 9,4% e 7,1%). In forte calo l’indicatore nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni (-6,0 punti percentuali), che si attesta al 23,7%; anche fra i giovani, l’indicatore si conferma più elevato per la componente femminile (25,8% a fronte del 22,3% di quella maschile), con un differenziale in diminuzione, rispetto al 2021. E’ quanto emerge dalla pubblicazione Istat ‘Noi Italia’. Risulta in lieve aumento la quota di disoccupati che cercano lavoro da almeno un anno (+0,5 punti percentuali), con un valore che sale al 57,3%, più alto per i maschi. Quanto invece al tasso di mancata partecipazione (tra i 15 e i 74 anni) – che dà conto di quanti sono disponibili a lavorare pur non cercando attivamente lavoro – lo scorso anno, dopo la lieve diminuzione del 2021, si è registrato un calo significativo (-3,2 punti percentuali), al 16,2%. Il tasso di mancata partecipazione rimane comunque più alto per le donne di 6,1 punti percentuali, rispetto agli uomini.

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