Lido che vai, prezzi che trovi: luglio +20%

 (Mal)tempo ci è voluto (chi vive di turismo maledice ancora maggio e una parte di giugno, offuscati da nuvoloni e bagnati dalle piogge), ma la stagio

Palazzo Mantuano, e tutti i servizi della biblioteca comunale, affidato al Circolo Ricreativo Culturale OASIS
Natale e Capodanno, gelo e neve fino in pianura
Graduatoria provvisoria per l’assegnazione di 272 nuovi loculi di punta da realizzare in ampliamento alla Tomba comunale collettiva denominata “A”

 (Mal)tempo ci è voluto (chi vive di turismo maledice ancora maggio e una parte di giugno, offuscati da nuvoloni e bagnati dalle piogge), ma la stagione è finalmente decollata. Stavolta ci si è posti in ritardo il tipico quesito dell’estate, ripetuto più dell’immancabile tormentone musicale: «Dove si va al mare?». Perché mica è tanto semplice, sia che si opti per la spiaggia libera sia che si preferisca gli stabilimenti balneari. Nel primo caso, è quasi inevitabile cercare una soluzione che ti consenta come minimo di trovare un posto per l’auto e poi, se si intende trascorrere l’intera giornata, anche di poter usufruire dei servizi (il bar, la toilette) di un lido vicino. Nell’altro caso, soprattutto quando a muoversi è una intera famiglia, c’è da fare un po’ di conti: stare più comodi (se si ha figli piccoli, se si vuole evitare di portarsi appresso il necessario) significa spendere una somma che in Puglia  non è inferiore ai 50 euro giornalieri. «Se è vero che le tariffe del 2023 – attacca Dario Durso, referente locale del Codacons – non registrano rincari esorbitanti, che al massimo raggiungono il 10-15%, è pur vero che esse si sono allineate a quelle dello scorso anno, già aumentate in modo esponenziale e incontrollato. Anche quest’anno si pagheranno, in media, 30 euro al giorno, nel mese di giugno, con punte di 50 euro nella riviera del sud-est, tra Polignano e Capitolo. Questi prezzi sono destinati ad aumentare, in misura del 20%, nel mese di luglio e, ancor più, nel mese di agosto, allorquando anche un semplice bagno diventerà un lusso per pochi. Si tratta, naturalmente, delle tariffe base, per l’accesso ai lidi e per il noleggio di un ombrellone con due lettini».

Sono i servizi accessori che spesso fanno la differenza fra una spesa più o meno accettabile e una insostenibile (per molti). Già il parcheggio delle auto, la cabina, la doccia (fredda o calda), l’eventuale deposito di oggetti in custodia sono da conteggiare separatamente. «Ma la voce maggiore – afferma Durso – è quella della ristorazione interna allo stabilimento, divenuta ormai un balzello obbligatorio in molti esercizi della costa adriatica, stante il divieto di consumazione di bevande e di panini “fai da te”, una pratica imposta e da noi ripetutamente contestata, perché vessatoria, specie nei riguardi delle persone affette da allergie o da intolleranze alimentari. L’aumento delle tariffe della balneazione, riscontrato negli ultimi anni, se trovava una giustificazione in tempo di Covid, attese le restrizioni di legge, non ha più senso oggi, se non in una logica di mero profitto. E non si dica, da parte dei titolari, che i costi delle concessioni sono aumentate, perché essi restano, comunque, irrisori rispetto ai ricavi ottenuti durante tutta la stagione estiva. Non si adduca neppure, a difesa, la spinta inflazionistica, perché l’aumento dei prezzi ha inciso sui servizi, sulle forniture di energia e sui beni di prima necessità, erodendo unicamente il potere di acquisto di quelle persone che, non potendo permettersi una vacanza strutturata, in albergo o nei villaggi, possono solo godersi il nostro adriatico fugacemente e, per questo, avrebbero il sacrosanto diritto di godere di una giornata al mare accessibile, da ogni punto di vista. Per questo motivo chiediamo, a gran voce, che la parte di demanio costiero ancora pubblico e libero, in Puglia, resti tale per sempre, a beneficio di tutti, e che non sia ceduto ai privati. Perché sia tutelato il diritto al riposo».

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