Altro che autonomia, il G7 in Puglia come riscossa del Sud

L’Italia è uno strano Paese: il mondo riconosce il rilievo del Mezzogiorno, scegliendo la Puglia come sede del G7 a guida italiana, ma Lombardia e Ven

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L’Italia è uno strano Paese: il mondo riconosce il rilievo del Mezzogiorno, scegliendo la Puglia come sede del G7 a guida italiana, ma Lombardia e Veneto insistono nel progetto di secessione mascherato da autonomia differenziata, che sottintende l’abbandono del Sud. Il G7 del 2024 rappresenta una vetrina straordinaria per il nostro territorio. L’organizzazione mondiale non ha richiesto a caso di tenerlo nell’Italia meridionale. Lo ha fatto nella piena consapevolezza di quanto andiamo mettendo risalto da tempo: storicamente, la Puglia è un ponte che ha collegato l’Europa con il Mediterraneo, il Medio Oriente, la Turchia, anche l’Estremo Oriente, con la Valigia delle Indie, che attraverso il porto di Brindisi collegava Londra a Bombay.

Questo potrebbe già convalidare quanto sosteniamo allo stesso tempo da sempre: l’ingiustizia della super autonomia pretesa dalle Regioni del Nord, a danno del Mezzogiorno. In audizione sul ddl Calderoli davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, il presidente del Veneto Zaia si è giustificato, sostenendo di non avere «la fissa», ma di perseguire la «modernità». Ha pure aggiunto che il Nord non intende «spaccare il Paese» con la riforma federalista e ingrassarsi alle spalle del Sud, ma resta il sospetto che il fine occulto resti quello di assorbire per intero il gettito fiscale prodotto nelle Regioni. Da qui la domanda legittima: a chi devono andare i soldi delle tasse degli italiani, a tutti o soltanto a pochi?

Con buona pace di Zaia, le sue parole fanno tornare in mente la favola di Fedro. Superior stabat lupus, longeque inferior lupus: la colpa sarebbe sempre del Sud, accusato di «sporcare l’acqua» come l’innocente agnello dei versi latini, nonostante fosse a valle del corso d’acqua rispetto al feroce predatore. Con il G7, ripetiamo, viene riconosciuta la storica presenza di civiltà della Puglia nel Mediterraneo, dalla Magna Grecia all’Emirato di Bari dell’847, a Federico II Stupor Mundi ed ai millenari e sempre attivi e costanti rapporti con il bacino meridionale e orientale dell’antico Mare Nostrum. Questo conferma che la nostra terra è una piattaforma verso le economie in difficoltà o in crescita nell’area mediterranea, il vero limes, unico sotto tanti aspetti, di contatto, comunicazione e confronto con i Paesi extracomunitari di altri due continenti. D’altra parte, tranne USA, Canada e Giappone, gli Stati del G7 sono continentali, Francia Germania, Gran Bretagna con noi. E nel Gruppo dei Paesi più industrializzati è cooptata l’Unione Europea, che con il Pnrr sta finanziando il rilancio dell’Italia, riservando tassativamente il 40% dei fondi al Mezzogiorno.

Sicché, da qui all’incontro dei Grandi in Puglia – si voglia ad Otranto, con la strage dei martiri o a Bari, con l’universalità di San Nicola tanto legato al’’Oriente – la Puglia non può che essere sostenuta anche dal Governo italiano, insieme a tutto il Sud. Non si può fare un G7 in una zona dell’Italia che qualcuno pretende di soffocare, insieme a tutto il resto del Meridione. Non si può e non si deve penalizzare lo sviluppo economico, sociale, infrastrutturale, sanitario, scolastico, universitario del Sud, gli indispensabili e urgenti interventi per mettere in sicurezza i territori dal dissesto idrogeologico, drammaticamente evidenziato dall’alluvione in Emilia Romagna. E tutto per soddisfare gli egoismi del Nord, che da decine e decine di anni assorbe le risorse dell’intera economia nazionale per fare grande se stesso, costringendo il Mezzogiorno a restare una piazza nella quale vendere i propri prodotti e un’area marginale dalla quale prelevare manodopera e intelligenze. Il ruolo del Sud è stato servile: un bacino di braccia ed ora di cervelli al servizio dello sviluppo del Settentrione, un mercato da sfruttare per prosperare, affermarsi e rafforzarsi, a scapito del presente e del futuro delle comunità meridionali, in passato poco sostenute e negli ultimi decenni nemmeno più aiutate nello sforzo di resistere alle crisi internazionali e nazionali.

Con l’autonomia rafforzata – colpita e affondata di recente dai Sindacati come «scelta antistorica, competitiva e antisolidaristica» – il Lombardo Veneto conta di continuare a vampirizzare il Mezzogiorno, negando ai meridionali finanche il diritto di esistere economicamente. Il G7 in Puglia deve rappresentare perciò la rivincita del Mezzogiorno celebrata dal Mondo, una riscossa che va necessariamente riconosciuta anche dal Nord Italia. Che la pianti di privilegiare i propri interessi! È ora di valorizzare l’unificazione nazionale, ad oltre un secolo e mezzo dall’Unità d’Italia.

Del resto, dopo i tecnici del Senato, anche l’Unione Europea ha bocciato pesantemente la riforma padana egoista. Senza risorse aggiuntive, niente autonomia. Che Zaia e Fontana se ne facciano una ragione. Per Bruxelles la riforma dev’essere «neutrale dal punto di vista del bilancio pubblico». L’esecutivo continentale contesta anche la mancanza di un meccanismo perequativo: nelle Regioni a bassa spesa storica non si riuscirebbe a garantire pari livelli essenziali di servizi. Inoltre, nel complesso la riforma prevista dalla nuova legge quadro rischia di mettere a repentaglio la capacità del governo e di indirizzo della spesa pubblica.

In un Paese normale, sarebbe il de profundis dell’autonomia scellerata, ma nell’Italia sottosopra, tutto è possibile, purtroppo. La classe politica del Sud si unisca in una battaglia per la vita. Regioni, sindaci, Sindacati e cittadini facciano quadrato: l’autonomia spacca-Italia non deve passare.

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