Contro la carne sintetica la Puglia mette i paletti

 Alla definizione «sintetico», gli esperti preferiscono «coltivato», ricordando che, il procedimento che serve per produrlo è una vera e propria colti

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 Alla definizione «sintetico», gli esperti preferiscono «coltivato», ricordando che, il procedimento che serve per produrlo è una vera e propria coltivazione. Si tratta, appunto, del «cibo coltivato» e, in particolare, della «carne coltivata», argomento particolarmente dibattuto negli ultimi mesi. Per produrre l’alimento è necessario estrarre, tramite biopsia, cellule staminali da animali vivi o carne fresca e, in sostanza, farle sviluppare in bioreattori. Un procedimento contro il quale, proprio nei giorni scorsi, il Consiglio regionale ha detto no, per ben due volte consecutive, approvando, nel corso della stessa seduta, due differenti mozioni.

Una, primo firmatario il consigliere regionale Pd Francesco Paolicelli, presidente della IV commissione consiliare Agricoltura, approvata all’unanimità, è stata motivata dal capogruppo dem Filippo Caracciolo che ha sottolineato lo stretto legame tra impresa turistica ed enogastronomia. «La nostra regione – ha spiegato Caracciolo – individua nel cibo e nel turismo enogastronomico uno dei cardini del proprio sistema economico. Per questo è necessario tutelare agricoltori e allevatori che, con la produzione di alimenti genuini e di qualità contribuiscono allo sviluppo dell’economia pugliese».

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La seconda, passata con tutti voti favorevoli e una sola astensione, era stata presentata dal capogruppo del Misto, il consigliere di Iv Massimiliano Stellato. «La Puglia ha difeso la nostra filiera agroalimentare dai possibili rischi alimentari, sociali e ambientali derivanti dalla produzione, dall’uso e dalla commercializzazione di cibo sintetico o da laboratorio» ha spiegato Stellato, rimarcando che «l’esperienza maturata nel settore è ancora troppo limitata per giungere a conclusioni differenti, non c’è ancora garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e per la salute dei consumatori».

Ma non si è trattato dell’unico muro eretto contro questa nuova forma di produzione alimentare. Nei mesi scorsi, la giunta regionale aveva già approvato la risoluzione della IV commissione consiliare Agricoltura su «Sostegno alle iniziative contro il cibo sintetico» con la quale l’assessorato regionale all’Agricoltura aveva assunto «l’impegno, nel rispetto delle proprie competenze, a mettere in atto tutti i provvedimenti utili al sostegno di iniziative contro il cibo sintetico e difendere, in sede di Conferenza Stato Regioni e nei rapporti con il ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, le filiere agroalimentari pugliesi minacciate dalla diffusione del cibo sintetico».

«Lavoriamo ogni giorno, con tutti gli attori della filiera agroalimentare, per sostenere e promuovere i nostri prodotti pugliesi, capisaldi della dieta mediterranea e di quanto di più buono e autentico possa esistere, generato da secoli dal rispetto della terra e dal lavoro» aveva sottolineato l’assessore all’Agricoltura della Regione Donato Pentassuglia. E aveva aggiunto che «la proposta della IV commissione contribuisce ad affermare la nostra azione decisa nella difesa dei nostri prodotti contro l’avanzata dei cibi sintetici. L’innovazione di processo e di prodotto in agricoltura può e deve essere strumento utile a risolvere le problematiche gestionali, nell’utilizzo della risorsa acqua o di innovazione colturale. Il cibo vero, sano, reale ha bisogno di questo, non di alter ego alimentari».

Sul tema si era espresso lo stesso Paolicelli che aveva ribadito «la volontà di evitare che sulle nostre tavole finiscano cibi realizzati in provetta», rimarcando la necessità «di un segnale forte di presa di coscienza dei rischi per l’economia e per la salute che deriverebbero dai cibi sintetici. Occorre continuare a tutelare allevatori e agricoltori che nonostante le difficoltà del periodo, prima le restrizioni poi i forti rincari di bollette e materie prime, sono il fulcro dell’economia regionale».

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