Monta la protesta dei formatori pugliesi: «Noi, trattati come carta straccia»

Ne sono rimasti 120. Di questi una ottantina sono quelli storici, molti quasi sull'orlo della pensione, che da oltre 20 anni vengono trattati come car

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Ne sono rimasti 120. Di questi una ottantina sono quelli storici, molti quasi sull’orlo della pensione, che da oltre 20 anni vengono trattati come carta straccia invece di essere valorizzati per la loro esperienza. Sono i formatori della Regione Puglia che da mesi sull’orlo del licenziamento hanno come ancora di salvezza altri provvedimenti tampone con qualche mese di Cig. E sono loro stessi in una lunga lettera a raccontare l’Odissea che li vede protagonisti.

«Questa storia trova il suo avvio nel 2001, quando l’allora presidente della Regione Puglia, Raffale Fitto, con una Legge regionale cancellò l’albo regionale dei formatori. A seguito di questo atto molti degli Enti di Formazione classificati come “storici” avviarono una mediazione con la Regione che consentì l’approvazione della L R. n.14/2001 (Puglia) a mezzo della quale la Regione disponeva che le Province potessero utilizzare a potenziamento dei Centri per l’impiego (gli ex uffici di collocamento), mediante stipula di convenzioni, il personale di cui sopra anche in attività di ricerche e studio per l’Osservatorio del Mercato del Lavoro, l’Orientamento e l’individuazione di percorsi formativi mirati.

Quindi negli ultimi 22 anni i formatori assegnati, hanno attuato azioni di politica attiva del lavoro «per garantire il servizio integrato di carattere informativo, di accoglienza, prima informazione, orientamento specialistico, supporto all’inserimento e al reinserimento lavorativo attraverso l’attivazione dei tirocini, nonché di aggiornamento degli operatori dei centri per l’impiego presso l’ARPAL Puglia»

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