Puglia, società per i rifiuti: Confindustria dice no

Tecnicamente si tratta di un contributo alla formazione del procedimento amministrativo fatto da chi ritiene di essere destinato a subire delle conseg

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Tecnicamente si tratta di un contributo alla formazione del procedimento amministrativo fatto da chi ritiene di essere destinato a subire delle conseguenze dal procedimento in questione e dunque fa presente la propria posizione rispetto alla decisione da assumere, nei fatti è una dichiarazione di guerra.Il presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana ha condensato in 34 pagine tutti i dubbi coltivati sul progetto di realizzare, per mano delle società pubbliche regionali Ager e Aqp tramite l’Aseco, un soggetto per realizzare e gestire gli impianti funzionali al ciclo dei rifiuti.

Dubbi apparecchiati alla Corte dei Conti (sezione regionale di controllo), all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm), all’Autorità nazionale anti corruzione (Anac) e per conoscenza al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, al Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, alla Regione Puglia, all’Ager, all’Anci, all’Aqp,ad Aseco e a Confindustria Cisambiente.

«Attraverso la creazione della Newco plurisoggettiva – spiega Fontana – Aqp cede ad Ager una quota del capitale di Aseco (proprietaria di un impianto di compostaggio già esistente ed autorizzato, coinvolto i due procedimenti penali nonché operante nel mercato della Forsu, acronimo relativo alla frazione organica dei rifiuti urbani) diventando compartecipe di una attività di servizio pubblico a rilevanza economica nel settore della gestione dei rifiuti, ad essa Aqp (ed alla suo socio unico Regione) del tutto estraneo; attività che include il trattamento di rifiuti provenienti dal ciclo urbano».

Sono diversi i profili di potenziale illegittimità evocati da Confindustria Puglia perché «da un esame complessivo della documentazione rilevante – scrive Fontana – emergono alcuni profili di dubbia compatibilità della stessa con il quadro delle coordinate normative. Tali potenziali criticità richiedono un adeguato approfondimento, attesa la rilevanza degli interessi pubblici e privati che vengono in rilievo e la necessità che l’ingresso della pubblica amministrazione nella gestione diretta di attività economiche tradizionalmente svolte in regime di mercato sia giustificato da specifiche, rilevanti e documentate esigenze».

Secondo Confindustria «nessuno dei soggetti coinvolti nell’operazione potrebbe o dovrebbe essere titolare di competenze gestionali in materia di gestione dei rifiuti. Non Aqp ed Aseco, società partecipate titolari di funzioni inerenti alla gestione del sistema idrico integrato, dal quale esorbita la attività di gestione dei fanghi (ed a maggior ragione quella dei materiali provenienti dal ciclo dei rifiuti urbani, che nulla hanno a che fare con la gestione delle acque); non Ager, che, quale titolare dei poteri di regolazione, organizzazione e controllo, nonché di autorità di gestione dei fondi europei, non può assumere direttamente o indirettamente un ruolo gestionale, che comporterebbe una commistione di ruoli e di prerogative tale da integrare gli estremi del conflitto di interesse; non la Regione Puglia, priva di competenze in materia di gestione dei rifiuti, proprietaria (attraverso una partecipazione di secondo grado intermediata da Aqp) di Aseco e compartecipe obbligatoria di Ager, titolare delle funzioni ad essa attribuite dal Codice Ambiente, che non includono la gestione impiantistica».

Puglia, società per i rifiuti: Confindustria dice no

«È lecito domandarsi – si legge nel documento – quale sia l’utilità in concreto perseguita tramite l’operazione: non pare sostenibile che essa consista nel rafforzamento della capacità impiantistica pubblica né nell’aumento dei quantitativi di fanghi e di Forsu destinati alla realizzazione di compost: nessun avanzamento, infatti, pare assicurato rispetto alla situazione attualmente in essere». Ancora: «È lecito domandarsi se si giustifichi, in concreto, una operazione che si risolve nell’intervento diretto della pubblica amministrazione in settori produttivi di mercato, considerando che ciò si tradurrebbe, in fase iniziale e sicuramente nel medio-lungo periodo, nella mera gestione di un impianto di compostaggio già esistente e già autorizzato, senza alcun rafforzamento intuibile dell’assetto impiantistico pubblico a servizio del ciclo dei rifiuti urbani».

Per Confindustria, insomma, «appaiono sfumati i presupposti di utilità ed interesse pubblico che legittimerebbero l’istituzione di una struttura societaria plurisoggettiva a capitale pubblico dedicata alla erogazione di servizi a rilevanza economica ampiamente reperibili sul mercato di settore (non solo locale, trattandosi di servizi acquisibili anche fuori Ato)».

Age, poi, «verserebbe in una posizione di conflitto di interessi che la vedrebbe sommare tutti i ruoli di governo, gestione, regolazione, sovvenzionamento, individuazione della destinazione della Forsu, e ciò mentre, per il tramite della partecipata, svolge attività di produzione industriale in concorrenza con i gestori del mercato di riferimento». Confindustria, infine, dubita fortemente che «Aseco possa ricevere la Forsu ad una tariffa intorno ai 100 euro a tonnellata e che tale tariffa sia inferiore al quella di mercato» e segnala come «gli enti locali pugliesi, titolari delle funzioni fondamentali nel settore dei rifiuti, siano stati estromessi dalla conoscenza preventiva dei dettagli dell’operazione».

La vicenda oggi alle 15 sarà al centro della seduta della quinta commissione per l’aggiornamento dell’audizione richiesta dal consigliere Amati, con l’ascolto dell’assessore regionale all’ambiente, del presidente Anci Puglia, dei presidenti e dei direttori generali di Aqp e di Ager».

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