Rifiuti, l’apertura alla Regione Puglia: «Pronti a collaborare per garantire il servizio»

Non sembra profilarsi uno scontro sul campo dei rifiuti dopo che il Tar di Milano ha dichiarato la illegittimità del sistema degli impianti minimi in

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Non sembra profilarsi uno scontro sul campo dei rifiuti dopo che il Tar di Milano ha dichiarato la illegittimità del sistema degli impianti minimi in Puglia, accogliendo il ricorso proposto da alcuni operatori pugliesi che avevano contestato la decisione della Regione Puglia di sottoporre gran parte degli impianti regionali di trattamento rifiuti a regolazione. Il meccanismo era il seguente. La Regione Puglia, sulla base di una delega ricevuta da Arera (l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente), aveva individuato gli impianti regionali di chiusura del ciclo cosidetti “minimi”, che avrebbero dovuto garantire il trattamento dei rifiuti urbani regionali a tariffe controllate. Il sistema era stato contestato dai titolari degli impianti che avevano segnalato molteplici profili di incompatibilità con il quadro normativo di riferimento.

Ieri un nutrito gruppo di operatori del settore in una nota hanno voluto far sapere che «ferma restando la doverosa esecuzione delle decisioni giudiziali, le società del gruppo, concessionarie di buona parte degli impianti pubblici che operano sul territorio regionale, intendono confermare la più ampia disponibilità a far fronte comune con la Regione Puglia per scongiurare eventuali situazioni di emergenza e di difficoltà nella gestione nel sistema rifiuti derivanti dalla citata decisione. Tale disponibilità – si legge nella nota – che le società hanno in passato sempre manifestato, viene oggi ribadita affinché possa essere garantito ai cittadini pugliesi il più efficiente servizio possibile, sia in termini qualitativi, sia in termini di costi, nella consapevolezza – in linea con la vision delle nostre aziende – che i principi di equità ed adeguatezza sono il fondamento delle società e delle amministrazioni virtuose, e garantiscono sempre il miglior risultato nel lungo periodo. Rimaniamo pertanto a disposizione della Regione con uno spirito di rinnovata collaborazione».

D’altronde da un eventuale scontro, i cittadini pugliesi avrebbero molto da perdere. L’annullamento della delibera Arera è un problema nazionale, ma gli effetti si vedranno soprattutto qui. La Puglia non ha mai completato la realizzazione degli impianti pubblici per i rifiuti: il piano del 2021 di Emiliano prevede una discarica per provincia da realizzare entro il 2025 (quest’anno dovrebbero aprire Corigliano e Conversano, ferme da anni) e almeno altri due impianti di compostaggio (oggi il 30% dell’umido va fuori regione, con costi enormi). Anche per questo è stato deciso di dare attuazione al nuovo modello disegnato dall’Arera. E dunque adesso la Puglia si ritrova in una situazione delicatissima, perché l’impianto privato potrà legittimamente chiudere le porte ai Comuni, o quantomeno chiedere all’Ager di essere pagata per il conferimento a tariffa di mercato. Senza contare l’obbligo, dal 2022 a oggi, di corrispondere le differenze tra la tariffa calmierata (che non era nemmeno stata quantificata) e quella di mercato a tutti gli ex impianti minimi: parliamo di decine di milioni di euro.

«La Regione Puglia – spiega l’avvocato Luigi Quinto, difensore della società Appia Energy – è stata una delle poche regioni ad aver dato completa attuazione al sistema degli impianti minimi delineato da Arera. Per effetto della decisione del Tar, che ha affermato che la definizione degli impianti minimi può avvenire solo in sede nazionale e non in ambito regionale, è venuto meno l’impianto regionale, delineato con il Piano Regionale e con la delibera della Giunta Regionale n. 2251 del 29 dicembre 2021. Gli impianti pugliesi continueranno ad operare nel regime attuale con una differenza tra quelli che trattano i rifiuti urbani indifferenziati e quelli che trattano i rifiuti organici ed i rifiuti speciali. I primi rimangono soggetti al regime concessorio, con aggiornamento delle tariffe di conferimento secondo i meccanismi contrattuali. I secondi ritornano in regime di libero mercato, privi di vincoli sia sotto il profilo tariffario sia sotto il profilo dei flussi. A nessuno di essi potrà essere applicato il regime regolatorio tariffario di Arera».

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