Classe dirigentesi cercasi

È usanza all’inizio del nuovo anno cercare nella cabala, un po' per celia un po' per curiosità, i segni caratterizzanti il corso dell’anno entrant

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È usanza all’inizio del nuovo anno cercare nella cabala, un po’ per celia un po’ per curiosità, i segni caratterizzanti il corso dell’anno entrante. Secondo la smorfia napoletana il 23, il numero di questo anno riportato dal calendario del terzo millennio, rappresenta “lo scemo” ma con significato positivo perché indica successo e fortuna. Un anno “sciocco” ma fortunato. Tutto sommato una premonizione per Manfredonia positiva, favorevole. Un aiuto della Dea bendata non fa mai male. Ma potrà bastare per imprimere alla città del golfo adriatico quello slancio di cui ha tanto bisogno?

L’interrogativo niente affatto banale ma al contrario quanto mai pertinente in un tempo nel quale potranno e dovranno determinarsi fatti che segneranno, in positivo o in negativo, il cammino di questa città, è oggetto di una serrata riflessione fra quella borghesia che finora è rimasta indifferente al richiamo della comunità sipontina alla responsabilità della guida della città. Una riflessone aperta e concreta da estendere coinvolgendole, alle varie e diverse componenti della società civile sempre più condizionata da forze devianti.
Studiosi e osservatori degli eventi che si sono avvicendati nella lunga e articolata storia di Manfredonia, dicono di no: che la sola fortuna non basta. Anche la fortuna – viene evidenziato – ha bisogno di essere interpretata e secondata. Del favore della buona sorte Manfredonia ne ha peraltro abbondantemente goduto grazie anche alle sue risorse strumentali naturali o acquisite. Quel che continua a mancare – è ormai realtà comprovata da una diffusa opinione – è una classe dirigente all’altezza della situazione; di persone dalle visioni aperte, dai cuori puri e dalle menti preparate.
Senza andare troppo lontano nella storia locale, bastano gli esempi di quest’ultimo mezzo secolo per dimostrare che non è mancata la buona sorte in termini di opportunità economiche, vale a dire il motore di tutto: quel che è risultato carente è la dirigenza cittadina eletta e non; chi doveva, in quanto preposto alle leve di comando, farne tesoro con una governance mirata alla realizzazione di quello sviluppo in nome del quale quelle iniziative erano arrivate su questa sponda. Una classe dirigente capace e responsabile.
Sempre la storia, vale a dire la successione di vicende e di casi reali, enumera i fallimenti che hanno determinato una crisi sempre più perniciosa con la fuga di manfredoniani a migliaia. Col senno di poi si ripensa ai tanti errori strategici connessi alle opportunità economiche che la buona sorte aveva riservato. Dall’Anic-Enichem che avrebbe potuto segnare veramente una linea di demarcazione tra passato e futuro (insensato aver cacciato l’Eni, la mano operativa dello Stato), al Contratto d’area altra provvidenziale chance stoltamente non tenuta nel debito conto. Due punti fermi che avrebbero potuto realizzare una forte ripartenza e resilienza ante litteram del territorio. Si è invece assistito alla fuga da Manfredonia a migliaia di cittadini. Un doloroso arretrare continuo. Tra le perdite “simbolo” inconcepibili, anche il collegamento ferroviario con Foggia.
Da qualche anno sono apparse all’orizzonte le Zes, una nuova opportunità operativa cui sono legati altri settori produttivi: ci sarà una valida ripartenza, o 23 o non 23, sarà un’altra delusione?
Michele Apollonio

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